In pieno centro a Rimini c’è un bene confiscato alle mafie. Almeno una dozzina i beni confiscati nella provincia di Rimini, tra Bellaria e Cattolica. Se fino a 10 anni fa parlare di criminalità organizzata nel nostro territorio sembrava impossibile, oggi non ci sono dubbi.
Una consapevolezza che è cresciuta, come hanno dimostrato i 150 studenti del Liceo delle Scienze Umane Cesare Valgimigli di Rimini che hanno partecipato al progetto “Io cittadino”.
Una proposta, inserita nel catalogo scuola 2017-2018 di Volontarimini, presentata dall’associazione “Vedo sento parlo”.
Spiega Irene Tartagni, coordinatrice del progetto: “Gli studenti hanno lavorato durante tutto il corso dell’anno su tre tematiche: le regole, le mafie e i beni confiscati. Accorgersi che la mafia è una realtà vicina e non così avulsa dal nostro territorio ha molto colpito i ragazzi, che hanno avuto l’occasione di svolgere esperienze concrete come ad esempio la visita alla Fattoria della legalità di Isola del Piano”.
I ragazzi che hanno partecipato al progetto (le classi 2A, 2B, 2C, 2D, 2E, 2F) hanno presentato i risultati del lavoro di quest’anno scolastico nella giornata di giovedì 31 maggio. Ad ascoltare le loro riflessioni, insieme agli insegnanti, il giudice Daniele Paci, già sostituto procuratore alla Procura distrettuale Antimafia di Palermo.
Diversi i lavori portati dai ragazzi: la recita di alcuni stralci tratti dall’Antigone, un’analisi de I promessi sposi, la lettura di un racconto scritto proprio da loro intitolato “Sotto la cupola”. C’è chi ha inoltre presentato delle riflessioni sul regolamento d’Istituto e sul patto di corresponsabilità (un documento approvato dal Consiglio d’Istituto per rafforzare il rapporto scuola/famiglia). Alcuni studenti hanno approfondito il tema dei beni confiscati, intervistato amici e conoscenti per verificare il grado di consapevolezza della cittadinanza su queste tematiche, realizzato video e presentazioni in power point.
Queste sollecitazioni li hanno portati a porsi delle domande, in un ricco confronto al quale il giudice Paci non si è sottratto ma che ha coinvolto e appassionato gli studenti.
“Fino a dieci anni fa si tendeva a negare il fenomeno mafioso a Rimini – ha spiegato Paci ai ragazzi – ma il lavoro fatto nelle scuole da studenti e insegnanti e la presenza di tante associazioni impegnate nella provincia di Rimini, hanno fatto cambiare la percezione e crescere consapevolezza. Per questo il ruolo del volontariato è fondamentale: la società civile ha molte più antenne e tempi di reazione più immediati della magistratura”.
Molti ragazzi dopo aver ascoltato la storia del giudice Paci e aver scoperto il suo impegno nelle indagini sulla banda dei killer della Uno Bianca a Rimini o il lavoro di inchiesta sulle famiglie mafiose in Sicilia, si sono chiesti: come fa ad affrontare tutto questo? Non ha mai avuto paura?
“La paura c’è eccome – risponde Paci – sarebbe da incoscienti negarlo. Ma bisogna tutti tirare fuori un po’di coraggio, scegliere di guardare i potenti negli occhi. Io ho deciso di diventare magistrato dopo l’assassinio di Pio La Torre per poter fare qualcosa contro chi opprime la libertà delle persone. Voi ragazzi avete un ruolo straordinario, perché se capite l’importanza di queste tematiche potete davvero cambiare le cose, trascinando anche gli adulti. Il vostro lavoro dà coraggio anche a noi giudici per proseguire nelle nostre scelte”.
Una mattina davvero ricca in cui, grazie al lavoro di insegnanti e studenti, si è percepito il senso e l’importanza di una scuola che non si preoccupi solo di istruire, ma voglia invece educare, sviluppando teste “ben fatte” e capaci di informarsi e impegnarsi per il bene della propria città.
Commenta Maurizia Manzi, insegnante che ha partecipato al progetto: “Ringraziamo l’associazione Vedo sento parlo che per il terzo anno consecutivo offre alla nostra scuola e ai nostri studenti questa bellissima opportunità formativa. I ragazzi al termine di questo progetto sono molto più informati sul fenomeno mafioso e, al tempo stesso, hanno l’occasione per educarsi a essere cittadini migliori. Una speranza per il futuro”.