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Hikikomori, ciclo d’incontri

25 Feb 2019

Trecentoquarantasei in Emilia-Romagna: sono i casi di ragazzi ritirati, portati alla luce dall’indagine “Adolescenti eremiti sociali” realizzato lo scorso novembre dall’ufficio scolastico regionale dell’Emilia-Romagna. Sono i contorni del fenomeno hikikomori in regione: “Questi dati sono sottostimati – specifica Bruna Zani, presidente dell’Istituzione G.F. Minguzzi della Città Metropolitana di Bologna –, perché si tratta di segnalazioni dei docenti. A 16 anni termina l’obbligo scolastico, potrebbero esserci ragazzi ritirati non iscritti”.

Sarà proprio l’Istituzione Minguzzi di Bologna ad ospitare – 6 e 26 marzo, 9 aprile – il ciclo di incontri: “Il fenomeno degli hikikomori. Chi sono, la risposta dei servizi, il rapporto con la famiglia”.

Tutto è cominciato grazie alle segnalazioni di alcuni docenti di scuole secondarie di primo e secondo grado di assenze prolungate anche di mesi, di alcune frequenze sporadiche. “Situazioni rientranti del fenomeno più ampio della dispersione scolastica, certo. Ma questi casi avevano una caratteristica particolare: i ragazzi in questione andavano bene a scuola. È stata questa la novità che ha fatto scattare l’allarme”, spiega Zani. A fianco delle segnalazioni dei docenti sono ben presto arrivate anche quelle dei genitori, disperati perché non più in grado di affrontare quel figlio ostinato a rimanere chiuso nella propria camera.

Hikikomori è un termine mutuato dal giapponese e può essere tradotto con “stare in disparte, ritirarsi”. “C’è un percorso che tutti gli adolescenti devono compiere – sottolinea Zani –, ed è quello verso il raggiungimento dell’autostima. Autostima che in questi ragazzi è bassissima. Senza generalizzare, molti ragazzi ritirati si percepiscono come inadeguati, hanno paura di non soddisfare le aspettative dei genitori, credono di non essere all’altezza, temono di deludere. Ancora, riferendoci a un contesto sociale più ampio, soffrono la competitività. L’oggi è sempre più competitivo, ti viene chiesta, per esempio, una presenza fisica corporea perfetta: ma il ragazzino non si piace, magari riceve commenti poco simpatici sul proprio corpo, si sente brutto. Così, piuttosto che essere esclusi dagli altri si autoescludono”.

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