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Economia circolare

1 Apr 2019

Ogni anno l’economia mondiale consuma quasi 93 miliardi di tonnellate di materie prime tra minerali, combustibili fossili, metalli e biomassa. Di queste, solo il 9% sono riutilizzate. Il consumo di risorse è triplicato dal 1970 e potrebbe raddoppiare entro il 2050.

Secondo il Global Footprint Network, per mantenere l’attuale stile di produzione e di vita, un solo Pianeta non è ci basta, ne servirebbe 1,7, ovvero un’altra Terra.

Nel 2018, il giorno in cui abbiamo consumato tutte le risorse naturali che il Pianeta è in grado di rigenerare in un anno, è caduto il primo agosto: mai così presto. È come finire lo stipendio al 20 del mese, ma nessuno ti fa credito per gli altri 10 giorni. E i mutamenti climatici sono legati anche all’utilizzo di materie prime.

Per il futuro, Onu, Ocse e governi sono d’accordo: l’unica alternativa per salvare il pianeta è l’economia circolare. A Davos, a gennaio, ne è stato stimato il valore potenziale: 3.000 miliardi di dollari nel mondo; 88 miliardi solo in Italia, con un bacino di 575 mila occupati, secondo l’ultimo bilancio del Conai, il Consorzio nazionale degli imballaggi. Vuol dire che si può crescere cambiando modello di sviluppo.

L’economia circolare in concreto «chiude il cerchio» del ciclo di vita dei prodotti, incrementando il loro riutilizzo, favorendo i risparmi energetici, e diminuendo gli sprechi in ogni settore.

Qualche esempio: oggi in Europa un’auto rimane parcheggiata in media per il 92% della sua «esistenza», il 31% del cibo viene sprecato lungo la catena del valore, gli uffici in una giornata sono mediamente utilizzati per il 35%-40%, mentre la durata dei manufatti delle nostre industrie non supera i 9 anni.

Quanto potenziale ci sia nell’economia circolare lo dimostra il mondo sempre più numeroso delle startup e delle aziende che innovano sui prodotti esistenti e sulla loro modalità di produzione. Tra prodotti ecosostenibili, riconversione dell’industria globale e riuso intelligente si misura il futuro del pianeta e delle prossime generazioni.

I cittadini, dal canto loro, apprezzano e sostengono le produzioni sostenibili. Secondo l’analisi realizzata da PwC insieme a Centromarca e IBC, nel 2019 i consumatori di tutto il mondo ricercheranno sempre più alternative salutari e naturali e i valori etici influenzeranno le decisioni d’acquisto. I numeri: il 37% del campione vuole prodotti con packaging eco-friendly; il 41% dichiara di evitare il più possibile l’utilizzo di contenitori di plastica; più di due terzi dei consumatori è disponibile a pagare un prezzo più alto per prodotti a km zero; il 42% pagherebbe di più per prodotti ecosostenibili; il 44% è attento all’origine e vuole sapere se il bene è stato prodotto eticamente.

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