Professionisti in Europa

3 Set 2019

È meglio un sistema finalizzato all’integrazione di bimbi speciali con bimbi senza difficoltà di apprendimento, oppure un sistema che privilegia le specifiche necessità individuali ed è di supporto alla famiglia, per quanto concerne la tutela della salute di bimbi con disabilità?”

Questo è quanto si domanda Deborah Bandini (nella foto a destra), insegnante dell’istituto Ruffilli di Forlì, nella sua relazione finale relativa al tirocinio svolto in Grecia grazie a “Tnt 2020 –  Formare nuovi talenti con bisogni speciali per costruire un’Europa Inclusiva”, progetto di mobilità promosso da Volontarimini all’interno del programma europeo Erasmusplus.

Per tre settimane, Deborah è stata a Rethymno, dove, accolta dal partner di progetto Ecte, ha svolto un tirocinio professionale nella Special Education Kindergarten, una scuola per bimbi e adolescenti dai 3 ai 16 anni con una disabilità psichica o fisica, o disturbi dell’apprendimento. Si è immersa in usi e costumi diversi, sperimentandosi in un nuovo approccio scolastico e portandosi per sempre con sé una diversa visione e nuovi interrogativi per far fronte all’educazione speciale

Quale è l’approccio educativo greco per bimbi con disabilità?

Deborah ha potuto constatare quanto sia diverso dal sistema scolastico italiano il programma educativo greco per i bambini con disabilità. Il percorso formativo nella penisola ellenica prevede l’istituzione di programmi inclusivi di educazione speciale (così da migliorare le competenze di studenti con difficoltà nell’apprendimento) affiancato dall’integrazione, l’incontro con studenti di scuole generali.

Nella scuola materna ed elementare visitata da Deborah, i bimbi vengono quotidianamente seguiti da specialisti come per esempio psicologi, psichiatri infantili e logopedisti. E supportati, individualmente, in attività come fisioterapia o nuoto con istruttori specializzati. Questo approccio è di gran supporto per le famiglie in gravi difficoltà economica e ha il privilegio di favorire un’assistenza ottimale per i problemi specifici degli alunni. Tuttavia resta di fatto la perplessità delle insegnanti greche sulla reale integrazione e conoscenza reciproca tra bimbi con disabilità e non. 

Italia – Grecia: una contaminazione possibile?

Secondo Deborah rispetto al sistema scolastico italiano, in quello greco occorrerebbe puntare in futuro a una maggiore integrazione tra le scuole speciali e generali. Anche se è basilare sottolineare che in Grecia, i bimbi con lievi difficoltà hanno già la possibilità di seguire percorsi di studio diversi: possono, infatti, entrare in scuole standard dove saranno seguiti da un insegnante di sostegno individuale. Questo può verificarsi dopo alcuni anni sia di materna sia di elementare speciale.

Perché fare un tirocinio all’estero?

L’esperienza formativa vissuta da Deborah è stata particolarmente soddisfacente, perché ha potuto conoscere metodi nuovi per aiutare bimbi con bisogni speciali. Ha potuto constatare che non c’è un’unica soluzione, ma ogni sistema scolastico, greco o italiano, ha peculiarità distintive e criticità su cui riflettere. L’auspicio è la possibile contaminazione tra i due metodi educativi, facendo leva sull’incontro tra bimbi con e senza difficoltà.

Durante le tre settimane a Rethymno, Deborah ha osservato in particolare le modalità lavorative di una classe elementare composta da tre bambini con difficoltà: uno di questi ha fatto grandi progressi. Si tratta di una bimba con autismo che all’inizio non riusciva a relazionarsi con gli altri e rimaneva sola a cantare, ma poi è riuscita ad andare a far la spesa in gruppo.

E dopo?

L’esperienza Erasmus Plus, inoltre, è stata per Deborah, particolarmente stimolante e significativa in quanto le ha fatto capire l’importanza del lavoro e del ruolo dell’insegnante di sostegno e il grande valore della formazione specifica, tanto che quest’anno ha iniziato il percorso di Tirocinio Formativo Attivo (Tfa) presso l’Università di Bologna e, attualmente, sta conseguendo la specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità. Anche grazie alla sua esperienza in Grecia ha capito che voleva perfezionare e aggiornare la sua formazione, che voleva saperne di più.

L’Italia negli anni ’70, con l’abolizione delle classi differenziali, ha iniziato un percorso importante e ambizioso legato all’inclusione degli alunni disabili nel sistema scolastico che arricchisce tutti quanti – afferma Deborah – e credo che questa sia stata una conquista estremamente importante che deve essere per noi docenti un punto fermo, un punto di partenza imprescindibile. Certo di lavoro da fare per migliorare l’inclusione a scuola ce n’è ancora tanto, ma non dobbiamo farci spaventare: esperienze di incontro e scambio culturale all’estero possono essere un aiuto e uno stimolo anche per capire cosa è possibile migliorare in Italia, quali possono essere i nostri punti deboli”.

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