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Padri e figlie volontari in Africa

24 Ott 2018

Una storia di volontariato, ma anche di padri e figlie. Una storia fatta di volti e persone. Un viaggio nell’Africa dei colori sgargianti, degli odori, dei paesaggi aridi. Una terra rossa, come rosso è il colore dell’accoglienza, quella calda che apre il cuore.

Il progetto “Un mattone per Gwandummehhi”

Tutto ha inizio nel 2004, quando il Coordinamento di Protezione Civile della provincia di Rimini, intercetta la richiesta delle Suore Missionarie Francescane di Cristo per la costruzione di un villaggio in Tanzania. Prende così vita il progetto “Un mattone per Gwandummehhi”.

C’era stato chiesto – spiega Francesco, volontario di Explora Campus – di creare delle strutture come il dispensario, la stalla e soprattutto un forno, per la comunità locale, insediata in piccole capanne. L’idea era sostenerla sotto l’aspetto educativo e sanitario con interventi strutturali come l’impianto fognario, elettrico e la costruzione di un pozzo per l’acqua”.

Quella piccola comunità, fatta di agricoltori e pastori, viveva in un luogo desolato, dove, solo per comperare il pane, era necessario fare una ventina di chilometri a piedi o in bicicletta. La volontà in questi anni è stata proprio di offrire gli strumenti per una vitalità commerciale che potesse garantire l’autosostentamento del villaggio. Si è incrementato così l’allevamento di bovini, suini, capre, galline e conigli ma anche la coltivazione.

“La Casa del Pane di Paola”

Da quel lontano 2004, con un salto arriviamo a febbraio 2017, quando si è inaugurato il forno che due genitori, con l’aiuto di amici della protezione civile e parenti, hanno realizzato in memoria della propria figlia morta prematuramente e denominato “La Casa del Pane di Paola”. A lei è stato dedicato, alla sua forza e alla sua determinazione, al suo desiderio di ritornare in Africa per essere utile a quella popolazione dalla quale era rimasta tanto colpita in viaggi precedenti.

La costruzione del panificio all’interno della missione si pone l’obiettivo di ridurre la povertà generale attraverso maggiore occupazione, favorire nuove coltivazioni, migliorare la situazione delle donne attraverso la formazione e un lavoro autonomo e remunerato. Qui, infatti, non solo lavorano alcuni abitanti della zona, ma viene anche regalato il pane a chi si trova in una situazione di indigenza. 

Il racconto di Fabiana

Si arriva così all’ottobre 2018, quando Francesco decide di portare la figlia Fabiana in Africa, per conoscere di persona quel villaggio di cui aveva sentito parlare fin da bambina. Nell’ultima tappa di questa storia, un altro tassello è stato infatti portato a termine. Consegnato alla comunità un trattore, a chiudere il cerchio, per la coltivazione del grano e la produzione delle farine da utilizzare all’interno del forno. Un risultato possibile anche grazie alla donazione di 15.000 euro provenienti dal Campo di Lavoro Missionario del 2017. 

Un’Africa ricca di contrasti quella che racconta Fabiana Massimi: dalla savana alla città; dalla desolazione al caos; dalla miseria al palazzone lussuoso; dall’aria cittadina opprimente, alla serenità della campagna.

Mi sono portata a casa frasi come ‘pole, pole – con calma’ e ‘hamna shida – non c’è problema’ – racconta -. E ho riscoperto l’orgoglio dell’accoglienza. Avevo notato la cura minuziosa con cui era tenuto un giardino nella sua semplicità e tre signore mi si sono avvicinate con fierezza per invitarmi a vedere la casa, gli animali, la stalla e il loro divano all’interno della capanna. Mi ha colpito poi il sorriso dei bambini, il loro abbraccio, il loro divertirsi con niente”.

La giornata da volontaria, trascorreva in modo semplice.

Ogni giorno poteva essere diverso – continua Fabiana – abbiamo dipinto il dispensario, fatto interventi strutturali, visitato la missione e raccolto le storie delle persone. Nel forno, una volontaria ha insegnato a fare la pizza che l’ultimo giorno abbiamo mangiato insieme. Con un’altra, poi, hanno provato ricette di biscotti da condividere con le persone del luogo. Noi invece ci siamo portati a casa qualche sapore speziato e le pietanze colorate africane”.

I nuovi traguardi

Ora il progetto continua, già si pensa di coinvolgere un agronomo per una valutazione del tipo di terreno, a incrementare il forno, ma anche a trasferire questa buona prassi in altri luoghi. Sta partendo quindi una nuova fase di ricerca sostenitori e finanziamenti. Per informazioni exploracampus@libero.itmissioniestere@taufiorito.info

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