Il progetto europeo di mobilità apre le frontiere del vecchio continente a giovani in una situazione di disagio mentale o in una condizione di marginalità e parte dal mondo solidale. In questo contesto, il ruolo degli accompagnatori volontari non può che essere un elemento prioritario.
“È stata la prima volta – spiega Riccardo Di Schiena, accompagnatore di un gruppo di ragazzi a Plymouth – che mi avvicinavo al volontariato per mettermi alla prova. Al contrario di ogni aspettativa non è stato qualcosa di difficile da affrontare e conquistare, fin da subito infatti si è creata un’armonia che ci ha accompagnato per tutto il viaggio. Un’esperienza che ci ha aiutato a capire meglio gli altri e anche noi stessi”.
Sono 140 le borse di studio e tirocinio messe a disposizione fino alla fine del 2011.
“I ragazzi – continua Riccardo – all’inizio erano impauriti dalla situazione nuova, per loro un’esperienza estrema, lontano da tutti. Man mano si sono sciolti e mi ha colpito la loro voglia di fare, senza paura di sbagliare. Alla fine, per dare un esempio, un ragazzo che prendeva ansiolitici ha fatto il viaggio di ritorno senza medicine. Indubbiamente l’ambiente sereno che si era instaurato tra noi è stato fondamentale”.
L’iniziativa, realizzata all’interno del programma Leonardo da Vinci con il sostegno della Commissione europea, è promossa dai Centri di Servizio per il Volontariato (Csv) di Rimini (ente capofila), Forlì-Cesena, Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Ravenna e coinvolge una ventina di associazioni con la presenza di oltre 30 volontari in tutto il territorio regionale. In particolare, il lavoro e l’entusiasmo di questi ultimi hanno reso possibili molte partenze.
“A noi accompagnatori – conclude – ci piacerebbe ripetere questa esperienza, ho anche convinto un mio amico a partecipare”.
I volontari si sono impegnati nella formazione dei borsisti, con corsi di lingua ma anche con informazioni sulla cultura del luogo: le tradizioni, i monumenti da visitare, fino a presentare le tipicità culinarie. Non si è trattato di lezioni frontali, ma di momenti interattivi di confronto. Ultimo, ma non meno importante, il loro lavoro è stato fondamentale nella creazione dei gruppi, stimolando la complicità tra i vari componenti, organizzando cene e altre attività insieme.
“Il mio ruolo – spiega Melissa Benedini, volontaria che ha supportato i borsisti nell’apprendimento dello spagnolo – non era semplicemente quello dell’insegnante, ma molto di più. Ero un componente di un gruppo formato dai ragazzi, dai genitori e dai volontari delle associazioni. Una prova divertente e sorprendente per loro che hanno appreso l’abc della lingua e per noi che abbiamo imparato a metterci alla prova e a conoscerli”.
L’esperienza si apre ad altre persone interessate a sperimentarsi in questo tipo di attività, anche in considerazione dell’avvio di una prossima stagione, nel 2012, di “Up and Go!3”. Per informazioni contattare la referente del progetto