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A 23 anni da Rimini in Parlamento

19 Feb 2020

Anche Bianca (nella foto a destra), 23 anni, volontaria di Agevolando Rimini, c’era il 29 gennaio 2020 in stazione, ad aspettare il treno per Roma che sembrava non arrivasse mai. Una corsa l’ha portata quella mattina in Parlamento, perché voleva ad ogni costo essere al fianco dei giovani care leaver (ragazzi cresciuti in comunità, affido o case-famiglia) durante la loro audizione nella nuova aula dei gruppi parlamentari alla Camera dei deputati.

Ad accoglierli anche il presidente Roberto Fico. L’occasione per questo incontro istituzionale è stata la presentazione della ricerca sui giovani e i percorsi in comunità residenziale e in affido, realizzata all’interno del Care Leavers Network, un progetto curato dall’associazione di volontariato Agevolando in collaborazione con il Coordinamento nazionale comunità di accoglienza e con il finanziamento del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali.

Perché era importante esserci?

Eravamo lì – racconta Bianca – perché i ragazzi volevano raccontare il loro punto di vista. Hanno ribadito con forza che sono giovani su cui è bene investire per migliorare i percorsi di tutela. Hanno letto le loro raccomandazioni ad assistenti sociali, giudici e politici. Sono molto consapevoli delle criticità e chiedono di essere chiamati per fare formazione insieme, perché sanno di poter mettere in campo delle risorse. L’invito ai loro interlocutori è: ‘non fate tutto da soli’. Sono ragazzi a cui si chiede di diventare adulti dopo i 18 anni e per questo vengono indirizzati verso percorsi professionali invece che di studio: devono diventare autonomi in fretta. Io invece ho investito molto nella mia formazione e continuo a farlo.

Il momento più emozionante?

Ho in mente quando la deputata Emanuela Rossini è salita sul palco per annunciare la votazione positiva per l’estensione del Fondo dedicato ai ragazzi care leaver dalla fascia 18-21 anni, a 18-25. Tutti i ragazzi si sono alzati ad applaudire… una vera sorpresa.

Cosa ti ha colpito delle loro parole?

L’intervento sugli assistenti sociali, perché in un futuro ipotetico sarà proprio il mio lavoro.  Mi ha risuonato il fatto che c’è molto ricambio mentre loro hanno bisogno di continuità nella presa in carico. Da una parte c’è il bisogno di essere ascoltati dall’altra la necessità di aumentare le risorse per dedicare a ognuno il giusto tempo. Con Agevolando ho imparato l’importanza di credere nelle loro capacità per dare loro forza.

Come hai conosciuto l’associazione?

Quando ho iniziato l’Università ho sentito un vuoto e avevo bisogno di riempire il mio tempo di cose belle. Così un’amica mi ha presentato Agevolando. All’inizio ero lì per aiutare i ragazzi a scrivere curriculum vitae, cercare lavoro. Poi ne ho sposato la causa: Agevolando è una forza di cui ora mi sento parte. Siamo riusciti a farci ascoltare e siamo parte di un cambiamento sociale positivo. Sono i ragazzi i veri protagonisti ma è una soddisfazione essere con loro.

Cosa significa per te fare volontariato al loro fianco?

È stato fondamentale perché mi ha fatto vedere che il buono c’è e non sta con le mani in mano. Questi ragazzi hanno preso posizione e sono stati capaci di farsi ascoltare senza subire le decisioni altrui. A vent’anni si sono messi insieme perché vogliono cambiare le leggi con la consapevolezza che ci vuole tempo, ma senza mollare l’obiettivo.

E anche tu sei cresciuta con loro…

È come se avessi chiuso un cerchio. Ho iniziato l’Università con Agevolando e ora la finisco con una tesi proprio su Agevolando. Nelle mie ricerche mi sono sempre concentrata sul pensiero dei ragazzi, da qui si è sviluppato tutto il resto.

I ragazzi di Agevolando non si fermano qui. Oggi sono in audizione al Parlamento europeo a Bruxelles per dare vita a una rete europea, con loro i care leaver di Irlanda, Inghilterra, Croazia e Romania.

 

Nella foto Bianca Casadei a destra nella foto insieme al gruppo riminese di Agevolando a Roma

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