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Acri, Guzzetti di nuovo al vertice

4 Apr 2012

A corredo della notizia ecco la sintesi dell’articolo di Angelo De Mattia su ‘MF Milano Finanza’ del 4 aprile, intitolato “Il nuovo mandato di Giuseppe Guzzetti (nella foto) è forse il più difficile”. Il servizio non è il solito panegirico sciorinato ma è esaustivo e corredato di riferimenti storici. Protagonista è certamente l’avvocato Giuseppe Guzzetti, chiamato dal 4 aprile al terzo mandato a capo dell’Acri (associazione delle fondazioni di origine bancaria). Le parole di De Mattia sull’incarico sono molto chiare. “Occorrono nuove idee per il futuro del settore. La Carta delle Fondazioni, fortemente voluta da Guzzetti, è già un passo avanti sul piano delle incompatibilità, dell’eticità, dei vincoli. Ma c’è bisogno anche di nuovi indirizzi strategici, non solo di regole…”. “Anzi, queste nuove norme – spiega – dovrebbero essere introdotte per legge, dopo la scelta dell’autoregolamentazione che può avere un senso solo se transitoria…”
“Con i suoi collaboratori è chiamato a dare la prova regina delle sue capacità, dovendosi confrontare con le dure conseguenze della crisi e con il crepuscolo del welfare. Già adesso sarà interessante sentire attraverso la voce del presidente nuovamente incaricato il suo pensiero sull’accesso al credito, sul ruolo dei banchieri, sulla loro visione non solo aziendale, ma anche nazionale, in definitiva sul modo di fare banca con innovazioni concrete al tempo della crisi”.

Guzzetti è presidente dell’Acri dal 2000. È noto per la competenza e la conoscenza profonda del mondo del non profit e del credito. Ha dimostrato spiccate capacità di mediazione e una puntuale visione dell’evoluzione del settore. È stato uno strenuo difensore della categoria, senza mai cedere alle sirene del corporativismo. Ma accanto a queste non comuni doti, che si uniscono alla sua professione di avvocato penalista, Guzzetti ha avuto la fortuna di imbattersi nel tempo in avversari che non solo non gli hanno nociuto, ma ne hanno accresciuto il prestigio e la credibilità. Uno per tutti: il duro confronto durante i primi anni duemila con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Una vicenda che si è animata fino ad arrivare alla storica sentenza della Corte Costituzionale nel 2003, che ha bocciato alla radice le norme fatte approvare da Tremonti. Guzzetti aveva vinto. La Corte riconosceva la piena autonomia delle fondazioni e ribadiva la loro qualifica come enti di utilità sociale. Seguono anni in cui le fondazioni si impongono come fattore di stabilità delle banche partecipate, riconosciute pienamente come tali più volte all’allora governatore Mario Draghi. Ora i tempi sono cambiati. La crisi ha mutato radicalmente il contesto e le specifiche situazioni aziendali. I problemi non mancano per le stesse fondazioni, essendosi ridotta la capacità delle banche di assegnare i loro dividendi, mentre si sono accentuate le necessità di sostegno di settori prima sostenuti dall’intervento pubblico.

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