Caritas e emergenza povertà

16 Nov 2020

Siglato l’accordo tra Anci e Caritas Rimini per rispondere alle esigenze dei bisognosi. Un accordo quadro di collaborazione per continuare a incoraggiare lo spirito di comunità che ha mosso le numerose iniziative di solidarietà.

A firmare l’accordo sono stati il sindaco di Rimini, il presidente di Anci Emilia- Romagna e Mario Galasso, direttore della Caritas diocesana di Rimini, delegato Caritas Emilia- Romagna.

Scopo dell’accordo, a seguito di questa difficile fase della pandemia che ha visto aumentare le persone e famiglie a rischio povertà, è la collaborazione per continuare a incoraggiare lo spirito di comunità che ha mosso le numerose iniziative di solidarietà promosse da singoli cittadini, imprese, realtà della Società Civile e del Terzo Settore che nella prima fase dell’emergenza hanno affiancato l’operato dei Comuni, dei Piani di Zona, delle ASL e della Regione Emilia-Romagna.

Le parti coinvolte – a diverso titolo e ciascuna per il proprio ambito di competenza – si impegnano a svolgere un lavoro sociale di rete per rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone in povertà di accedere a servizi e informazioni.

La collaborazione è aperta sul territorio anche agli Enti Istituzionali e agli Organismi del Terzo Settore.

Tra le azioni previste, la costruzione di un Osservatorio sulle politiche sociali, sulle misure di contrasto alla povertà e sulle vecchie e nuove forme di povertà.

Gli aiuti chiave messi a fuoco dagli Osservatori Caritas

  • I Centri di Ascolto sono diventati contatti telefonici attivi, con numeri sempre disponibili per qualsiasi emergenza; sono scesi in strada con gazebi, per garantire il servizio all’aria aperta; sono diventati appuntamenti come si fa con un amico quando si tiene a lui e si ha piacere di incontrarlo.
    Da gennaio ad agosto sono stati realizzati oltre 16mila colloqui.
  • Le Mense si sono trasformate in “ristoranti che fanno cibo da asporto”: c’è chi ha coinvolto professionisti per la preparazione dei pasti per trovare soluzioni creative alle tante donazioni di cibo ricevute; chi ha stretto una convenzione con un ristorante per garantire i pasti caldi quotidiani alle persone in difficoltà; chi è riuscito a riorganizzare gli spazi e ha potuto garantire il servizio al tavolo in sicurezza per i soli senza dimora.
    Oltre 100mila i pasti distribuiti attraverso le mense Caritas emiliano romagnole.
  • I pacchi viveri hanno ricevuto un’esplosione di richieste, il bisogno alimentare è stato il segnale più forte dell’aumento delle situazioni di povertà (segnalato da tutte le Caritas diocesane della regione): 70.500 i pacchi distribuiti, di cui più di 8mila consegnati a domicilio (il 20% in più rispetto al 2019, in particolar modo quadruplicati quelli a domicilio).
  • Le accoglienze, hanno visto notevoli trasformazioni: c’è chi ha trasformato i dormitori in strutture residenziali, mantenendo gli ospiti che erano presenti prima del lokdown; chi, sostenuto dal Comune, ha individuato appartamenti e B&B e li ha destinati all’accoglienza di persone senza dimora; parrocchie che hanno messo a disposizione stanze o appartamenti pur di non lasciare nessuno per strada; B&B, alberghi, residence che hanno offerto le proprie strutture con prezzi modici, che le persone hanno potuto pagare grazie al Reddito di Cittadinanza o con altre entrate quali Cassa Integrazione, disoccupazione, Bonus, Redditi di Emergenza.
    Sono state garantite oltre 52mila notti a circa 300 senza dimora.
  • Le docce, c’è chi è riuscito a garantirle sempre contingentando gli ingressi a 5 al giorno, per poter svolgere la sanificazione; chi ha distribuito in un primo periodo salviette umide per poi aprire su appuntamento. Complessivamente sono state effettuate quasi 6mila docce.
  • La raccolta e la distribuzione di capi d’abbigliamento, ha visto per tutti un rallentamento nel corso del periodo del lockdown, in quanto non era chiaro quanto fosse alto il rischio di contagio con gli indumenti; superata la fase di allerta si è ripreso il servizio ampliandolo anche a strutture esterne alla Caritas.
    C’è chi ha portato intimo, scarpe e vestiti in carcere, in quanto per un periodo erano stati sospesi i colloqui tra familiari e detenuti e quest’ultimi necessitavano di abbigliamento; c’è chi ha portato indumenti presso reparti di ospedale, case di riposo, in alberghi covid.
    Un’attenzione diffusa e capillare verso le tante necessità. Difficile quantificare i capi d’abbigliamento distribuiti, di certo, più di 6mila.
  • Il sostegno economico ed educativo è stato ampliamente richiesto da parte di numerose famiglie. C’è chi ha chiesto aiuto per il pagamento di bollette o di canoni di affitto, ma anche chi ha chiesto un sostegno per reperire PC, Tablet, per ampliare o attivare un abbonamento internet, al fine di garantire la didattica a distanza dei propri figli.
    Emblematica la differenza nella preparazione scolastica dei figli tra famiglie benestanti e quelle povere.
  • Ambulatori Medici, associazioni di medici e infermieri solidali, non si sono fermati. Alcuni hanno continuato ad operare dentro le strutture Caritas, altri dai propri appartamenti o ambulatori privati.
    In tutta la regione è stata garantita un’attenzione ai poveri anche dal punto di vista sanitario. Prima di tutto con la distribuzione di mascherine chirurgiche per coloro che ne erano sprovvisti e poi con la disponibilità di medici che hanno garantito visite attraverso modalità diverse: colloqui telefonici, colloqui con distanziamento dato dal plexiglass, distribuzione gratuita di farmaci da Banco. Ma anche convenzioni con dentisti o altri specialisti, per non lasciare indietro nessuno.

Di fronte a così tante povertà è emersa una profonda ricchezza. Si è risvegliata la solidarietà. In tutta l’Emilia-Romagna si è risvegliato un senso importante di appartenenza al genere umano, un desiderio di collaborare, di aiutare, coloro che dichiaravano di essere in maggiore difficoltà.

Migliaia le disponibilità ricevute dalle Caritas diocesane di persone che hanno dato la propria disponibilità per fare volontariato. Tra queste tantissimi giovani.

Centinaia le collaborazioni che si sono intessute con associazioni locali, ecclesiali e non, con centri commerciali, negozi della grande e piccola distribuzione, professionisti dalle molteplici competenze.

La Caritas cita alcuni esempio, fra cui: Comuni, Auls, Forze dell’Ordine, Protezione Civile, Agesci, Azione Cattolica, Consulta delle Aggregazioni Laicali, Pastorale Giovanile, Croce Rossa, Papa Giovanni XXIII, San Vincenzo, Banco Alimentare, Comunione Liberazione, Misericordie, società e associazioni sportive, ASP, Conad, Coop Allenza 3.0, Tigotà, Ikea, Esselunga, Caddy, Summertrade Catering, Team-Bota…

Infine, la Diocesi di Rimini ha attivato il Piano Marvelli che, tra le sue azioni, ha visto la suddivisione della diocesi in tre aree, alle quali è stata affidata ciascuna una referente Caritas diocesana come affiancamento e supporto ai volontari delle Caritas parrocchiali.

Il Piano prevede un Fondo destinato ad azioni di microcredito per le famiglie in difficoltà sostenute e accompagnate dalle stesse Caritas parrocchiali e altre ulteriori azioni finalizzate all’inserimento lavorativo.

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