Che pizza sta privacy

4 Dic 2024

Che pizza sta privacy” è il la campagna di sensibilizzazione ideata e realizzata dall’associazione Protezione Diritti e Libertà Privacy Aps per informare e sulla protezione dei dati.

Ma “che ci azzecca” la privacy con la specialità gastronomica nazional popolare copiata (con qualche variante) in tutto il mondo?

L’alimento italiano più amato e la privacy hanno in realtà molti punti di contatto: si pensi a chi ha intolleranze e allergie alimentari e non può mangiare la pizza con gli ingredienti classici. Le informazioni sullo stato di salute di una persona fisica sono considerate estremamente delicate e personali e, se non utilizzate correttamente, possono danneggiarediritti e le libertà degli interessati.

L’iniziativa nasce, quindi, dalla consapevolezza che i dati  personali e il rispetto di coloro ai quali si riferiscono hanno un valore e sono un bene molto prezioso. L’associazione sensibilizza su questa tematica rivolgendosi a consumatori, pizzaioli e in genere agli enti e alle società.

La campagna

In concreto la campagna si traduce con la produzione di cartoni personalizzati per la consegna della pizza ad asporto, su cui sarà presente un QR Code che, inquadrato, darà maggiori informazioni sul trattamento delle proprie credenziali e sulle normative in merito. Una curiosità che i volontari sperano di stimolare, magari mentre si sta gustando la propria pizza.

Per le pizzerie: come ricevere il cartone gratuito

Gli esercenti interessati al progetto possono contattare l’associazione e ricevere gratuitamente e direttamente presso il proprio locale i cartoni delle pizze per l’asporto personalizzati (fino a esaurimento scorte), è garantita la qualità del prodotto e la conformità alla normativa vigente sui materiali e oggetti a contatto con gli alimenti.

Spiega l’associazione:

Che pizza sta privacy! A quanti sarà scappato di bocca esasperato dalla fatidica parolina, privacy appunto, che ai comuni mortali suona sempre più come un eufemismo o solo una serie di regole inutili visto che ora tutti sanno tutto di tutti. Privacy, una parola entrata ormai nel vocabolario corrente e non dovrebbe più fare effetto visto che la prima legge italiana che ha regolamentato la materia risale al 31 Dicembre 1996 (Legge n. 675/96). ‘Prego, metta una firmetta qua..sa è per la privacy’, quante volte abbiamo sentito ripetere questo ritornello al momento di sottoscrivere un contratto, una polizza, un qualunque
documento che ci viene sbandierato sotto il naso senza ricevere alcuna spiegazione aggiuntiva. E noi firmiamo, passivamente, meccanicamente, tanto è la prassi e così fanno tutti. E proprio una leggerezza nel firmare documenti senza conoscerne il contenuto, con consensi già fleggati, ha inevitabili conseguenze: il vedersi recapitare sulla propria mail o tramite sms messaggi non desiderati di carattere promozionale.

Ciò che non è ancora chiaro è che la protezione dei dati è un diritto costituzionalmente riconosciuto a ciascun individuo. Ogni persona infatti è l’unico proprietario dei propri dati, siano essi dati personali come il
nome, il cognome, il codice fiscale ecc. o dati particolari vale a dire informazioni che riguardano lo stato di salute, la religione, l’etnia, le idee politiche o l’adesione ad un sindacato. Ma chi tutela i nostri diritti? Le cronache di ogni giorno, dossieraggi compresi, dicono che grazie alle tecnologie più sofisticate si può scoprire di tutto su una persona.

Dal conto in banca, ad eventuali relazioni extraconiugali fino ai più piccoli scheletri nell’armadio che ognuno di noi non vuole diffondere. Quando si scopre la magagna e le informazioni sono di dominio pubblico, ormai la frittata è fatta. Con la complicità di testate giornalistiche ed i canali social in un attimo reputazione e vita privata divengono patrimonio di tutti, oggetto anche di commenti non sempre lusinghieri per il malcapitato.
Dalla frittata alla pizza il passo è breve“.

Per maggiori informazioni: tel. 0541 1795431 – fax 0541 1794118 – info@associazionedirittiprivacy.it

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