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Crisi umanitarie: 37% senza aiuti

28 Lug 2011

Non è solo la memoria legata agli strumenti del comunicare nella visione di uno dei padri della moderna comunicazione come Marshall Mcluhan ma sono i dati che rimbalzano in tutto il mondo purtroppo a confermarlo. In soldoni, nonostante la crisi delle nazioni ricche, nel 2010 è stato destinato un tesoretto più ricco di altre stagioni. Ma a causa della portata rilevante di alcune catastrofi e dei costi in aumento, sono cresciute pure le popolazioni in difficoltà rimaste senza aiuti. In questo contesto l’Europa sembra aver azionato il freno. E anche l’Italia, tredicesima nella lista delle nazioni donatrici con 232 milioni contro i 362 del 2009, conferma un trend al ribasso. Ne scaturisce un bilancio in chiaro scuro tracciato dalla britannica Global humanitarian assistance (Gha), una ong che studia la generosità internazionale. Con 12,4 miliardi di dollari versati l’insieme dei governi donatori ha progredito del 6% rispetto al 2009, secondo la “stima preliminare e parziale” di Gha nel suo rapporto annuale. Un ammontare a cui deve essere sommato l’importo di 4,3 miliardi dovuto ad organismi privati. Ma quest’aumento non è stato omogeneo, dato che si deve in gran parte a quattro paesi: Stati Uniti (4,7 miliardi contro i 4,3 del 2009), Canada (452 milioni contro 396), Giappone (537 contro 298) e Arabia Saudita (256 contro 82). L’Europa si è invece mostrata di manica stretta, dando nel complesso 1,1 miliardi di dollari in meno rispetto al 2009, con tagli drastici di Spagna (501 milioni versati contro i 632 del 2009), Svezia (393 contro 573), Olanda (297 contro 508) e Danimarca (110 contro 242). Il 2010 è stato segnato in particolare dal terribile terremoto ad Haiti e dalle inondazioni epocali in Pakistan. Queste due tragedie hanno spinto l’Onu a lanciare appelli d’emergenza simili a quello appena diramato per fronteggiare le carestie del Corno d’Africa. Secondo Gha la crescita generale degli aiuti è in gran parte legata proprio a queste emergenze. Altre aree colpite da crisi di lungo corso sono state invece aiutate meno che in passato. E il caso del Ciad e della Repubblica Centrafricana. Nel 2009, ultimo anno con dati finali completi, le regioni martoriate del Sudan occidentale sono rimaste la prima destinazione degli aiuti, davanti ai Territori palestinesi. Nonostante la crescita nominale dei fondi a disposizione, superiori persino a quelli del 2005 funestato dallo tsunami nell’oceano Indiano, il 2010 è stato offuscato pure da un crollo di “efficacia” di ogni dollaro versato. Le quotazioni record delle derrate alimentari e del petrolio hanno fatto lievitare i costi. Il 37% delle richieste di aiuti è rimasto senza risposta, contro una media del 30% nel quinquennio precedente. Il panorama resta drammatico e mentre le risorse risentono degli sbalzi inflazionistici a livello globale, vecchie e nuove guerre, carestie, malattie e disastri naturali non arretrano di un passo. Anzi…

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