Il mal di denti fa più male da persona disabile.
A fornire qualche indicazione in merito, esiste il documento ministeriale denominato Indicazioni per la presa in carico del paziente con bisogni speciali che necessita di cure odontostomatologiche.
Il documento fornisce indirizzi per uniformare e implementare la presa in carico delle persone con bisogni speciali nell’accesso ai servizi odontoiatrici (pubblici).
Le indicazioni sono state redatte da esperti guidati da Laura Strohmenger del Centro di collaborazione OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) per l’Epidemiologia e l’Odontoiatria di Comunità, incaricata dal Gruppo Tecnico per l’Odontoiatria presso il Ministero della Salute. Alcuni autori hanno contribuito a realizzare e promuovere la Carta dei Diritti delle Persone con Disabilità in Ospedale.
Ma torniamo ai contenuti del documento. Diviso in più parti, esso parte dalla definizione di “paziente con bisogni speciali”. Questo vuol dire che quando si entra nella struttura odontoiatrica aggiornata, il personale e tutto l’ambiente circostante sono conformati per considerarti come unità singola, particolare e unica.
Si parla, poi, di progettualità concepita nel rispetto dell’accomodamento ragionevole e della progettazione universale. Progettazione universale e rispetto della singolarità umana non sono princìpi in antitesi, ma in concorso, perché la progettazione universale tenta di rispondere alle esigenze di tutti abbracciando le esigenze di ognuno. E l’accomodamento ragionevole non consiste in altro che nell’attrezzare un àmbito in maniera adeguata, benché non sproporzionata, per accomodare – appunto – la persona al godimento dei propri diritti.
Importante è poi la classificazione dei pazienti in base al diverso grado di collaborazione e autonomia, per una più precisa calibrazione dell’intervento.
Segue la parte della presa in carico del paziente, che fa riferimento al noto modello DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance, ovvero “Assistenza medica avanzata per le persone con disabilità”) che consiste nell’individuare strategie per il pieno e corretto godimento del diritto alla salute del paziente nella struttura. La parte successiva riguarda gli standard minimi della struttura per essere efficace, indicandone i requisiti per numero di abitanti.
Importantissimo è il richiamo al coinvolgimento delle persone prossime al paziente nel percorso di cura, riconoscendo all’accompagnatore il ruolo fondamentale di migliore rappresentante dei sintomi, delle abitudini, delle preferenze e delle avversioni del proprio prossimo, finanche al suo «coinvolgimento nei processi decisionali di cura e monitoraggio nel tempo».