“Dare voce a Rimini… con l’Nbi” grazie al volontariato. Sì perché la sinergia tra 4 enti del terzo settore ha avuto come risultato l’acquisto di una strumentazione all’avanguardia per diagnosticare o addirittura anticipare una malattia neoplastica del cavo orale.
Alla richiesta del reparto di OtorinoLaringoiatria dell’ospedale Infermi di Rimini, hanno risposto, in poco più di un anno, tre associazioni Lilt – Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori sezione di Rimini, Uimdv – Unione Mutilati della Voce di Rimini e Aovam – Associazione Oncologica e del Volontariato Valmarecchia di Novafeltria che, insieme allo Ior – Istituto Oncologico Romagnolo, hanno raccolto la cifra necessaria per l’acquisto del video-endoscopio con tecnologia Nbi (per un valore di circa 60.000 euro). Il 16 ottobre, all’ospedale, si è tenuta l’inaugurazione della nuova strumentazione con la soddisfazione di medici e infermieri del reparto. Presenti anche i volontari dell’Anfi Rimini che hanno sostenuto il progetto.
Il tutto è nato da una chiacchierata telefonica e un caffè in piazza. Nel giro di breve, i volontari si sono attivati, uniti dall’obiettivo comune di raggiungere in breve tempo il risultato, grazie anche al supporto di Ausl Romagna, privati e aziende del territorio.
“È importante sottolineare – racconta Laura Lasi, presidente della Lilt Rimini – che si tratta di un progetto di rete tra diversi attori. È un dono delle associazioni ma anche dei cittadini di Rimini che hanno contribuito alla raccolta fondi tramite il portale di Eticarim”. La volontà è di continuare in questa strada, unendo le forze di tutti.
Per quanto riguarda le caratteristiche specifiche dell’apparecchio, è lo strumento clinico più accurato per il follow-up dei cancri laringei. E solo a Rimini, potranno beneficiarne circa 35.000 pazienti.
In particolare combinando luci di lunghezza d’onda diversa, l’endoscopia Nbi (a banda stretta di immagine) consente di evidenziare il reticolo vascolare a livello mucoso e sottomucoso identificando le lesioni sospette. Infatti le cellule tumorali hanno maggior bisogno di nutrimento rispetto a quelle sane e quindi lo sviluppo di una rete di capillari aumentati in numero e disposti secondo pattern anomali rende sospette lesioni che alla sola analisi con luce bianca sarebbero potute sfuggire.