Sono giovani. Neomaggiorenni. Con una situazione familiare difficile. Spesso cresciuti fuori famiglia. Eppure grazie anche al supporto dell’associazione di volontariato Agevolando hanno trovato un’opportunità per riscattarsi. Nel 2015 prende il via È Buono, la cooperativa sociale frutto della collaborazione tra l’organizzazione e la Consulta diocesana di Genova. Un’esperienza in cui imprenditorialità e sociale si incontrano dando vita a un impulso positivo economico e soprattutto relazionale.
Da una telefonata tra amici si decide di puntare sul gelato, per offrire un’opportunità di inserimento lavorativo a ragazzi che hanno vissuto percorsi familiari difficili e dolorosi.
“La Consulta aggrega 15 congregazioni che fanno accoglienza di minori mentre noi di Agevolando nasciamo proprio per orientare questi giovani nel passaggio verso la maggiore età – spiega Federico Zullo, presidente di Agevolando e direttore di È Buono – Insieme ai nostri amici e colleghi genovesi, eravamo spinti dal desiderio di creare un’opportunità lavorativa per chi usciva da un’esperienza di casa famiglia“.
Parte l’avventura di È Buono
Così nel 2015 si parte con la raccolta fondi per sostenere l’iniziativa. Subito alcuni ragazzi sono stati coinvolti e formati. Hanno imparato a fare il gelato artigianale, puntando sull’alta qualità del prodotto.
“Oggi sono 15 quelli assunti a contratto – continua Federico – a cui si aggiungono un’altra decina, che ciclicamente vengono coinvolti tramite tirocini, inserimenti lavorativi e altre formule. Per loro il lavoro è credere nel futuro, l’idea che ce la si può fare con le proprie gambe. Un percorso possibile solo in un contesto dove chi ti segue ha sviluppato una sensibilità alla tua storia. Questo stato d’animo ci differenzia da un’azienda classica. Un’esperienza che abbiamo maturato con Agevolando“.
Città pilota Genova, dove nel 2016 si inaugura la prima gelateria. Oggi sono quattro i punti vendita attivi, due a Genova, gli altri a Bologna e Verona, ultima nata. Ma la prospettiva è quella di estendere questa esperienza in tutta Italia, coinvolgendo altre associazioni che si occupano di ragazzi fuori famiglia interessate al progetto.
Un franchising sociale
“Aspiriamo ad essere un franchising sociale, il primo in Italia – spiega –, per dare la possibilità a un ragazzo, preparato e formato con noi, di gestire un domani, in autonomia, la propria gelateria o un carretto gelati. Sociale perché ti diamo le chiavi in mano e le risorse economiche che, nel tempo, ci restituirai senza interessi. Si alimenta così un fondo destinato a sostenere, a rotazione, nuovi punti vendita gestiti da altri ragazzi. Un ciclo virtuoso che ha un significato rigenerativo“.
E i ragazzi a tutti gli effetti hanno risposto con entusiasmo all’iniziativa, mettendosi veramente in gioco. C’è Lucia, nome di fantasia, che ha deciso di lasciare il proprio lavoro per investire in questa esperienza e diventare, un domani, titolare di una gelateria con il marchio È Buono. Oggi è la responsabile della gestione e del coordinamento del punto vendita bolognese. E c’è Anna, sempre nome di fantasia, la sua vice.
“Su di lei – conclude Federico – abbiamo puntato e investito. Era una ragazza affaticata da una situazione di difficoltà personale significativa. Nonostante questo, si è lasciata coinvolgere e, oggi, è cambiata totalmente: ha un atteggiamento positivo verso il mondo, è collaborativa, competente e responsabile“.