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Fondo caregiver

7 Dic 2017

Di seguito si riporta un estratto dell’articolo pubblicato su Vita.it

La Commissione Bilancio del Senato ha approvato l’istituzione di un fondo da 20 milioni di euro annui, per ciascuno dei prossimi tre anni, per il sostegno dei caregiver familiari. L’emendamento è stato approvato all’unanimità e porta la prima firma della senatrice Laura Bignami, del Movimento X, che per tutta la legislatura ha lavorato su questo tema. Bignami ha presentato uno dei tre ddl sul tema in Commissione Lavoro e Previdenza Sociale, per cui da fine settembre c’è un testo unificato, come pure gli emendamenti che nei giorni scorsi avevano raccolto oltre 130 firme e che chiedevano «subito, senza se e senza ma» l’anticipo dell’età pensionabile di un anno ogni cinque di servizio prestato come caregiver, lo svincolo dai requisiti per l’accesso all’anticipo pensionistico eliminando per i caregiver la soglia dei 63 anni di età, la contribuzione figurativa per l’accesso alla pensione.

Questo invece il testo dell’emendamento riformulato ed approvato oggi: «Art. 30-bis, Fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare. È istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare con una dotazione iniziale di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018, 2019 e 2020. Il fondo è destinato alla copertura finanziaria di interventi legislativi finalizzati al riconoscimento del valore sociale ed economico dell’attività di cura non professionale del caregiver familiare, come definito al comma 2. Si definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, di una delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto, di un familiare o di un affine entro il secondo grado ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33 comma 3 della legge 104/1992, anche di un familiare entro il terzo grado, che a causa di malattia, infermità o disabilità anche croniche o degenerative non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di sé, sia riconosciuto invalido in quanto bisogno di assistenza globale e continua di lunga durata o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 18/1980».

Laura Bignami, che solo sabato sul proprio sito sottolineava come «con la nuova formulazione i fondi potrebbero essere destinati a troppe fattispecie, distraendoli dai caregivers veri e propri», definisce un successo quello di oggi: «raggiungiamo l’obiettivo di dare una definizione e quindi un riconoscimento giuridico ai caregiver familiari, che svolgono un ruolo fondamentale e sussidiario a quello che è il servizio di assistenza erogato dallo Stato: finalmente esistono per lo Stato. Certo, rispetto alle richieste della legge è un inizio, ma intanto è importante il fatto che questo emendamento abbia la firma di tutti capigruppo e sia stato votato all’unanimità. Quello di oggi è un riconoscimento collettivo del Senato per i caregiver, un abbraccio del Parlamento e sono contenta sia anche un riconoscimento del lavoro che ho fatto e che non avrei mai potuto fare da sola: non avendo io un partito, è un risultato di tutti quanti. Il senatore Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro e secondo firmatario dell’emendamento, in un’agenzia ha detto questo è il primo pezzo di puzzle ed è così, il successo è che la figura di chi assiste persone con disabilità è riconosciuta e che ci sono 60 milioni a disposizione per loro. Per chi, come, quanto? Quello lo stabilirà la legge».

Ciò che la senatrice vuole sottolineare è che il fatto che l’emendamento di fatto ricomprenda nella definizione di caregiver tutti coloro che assistono una persona con la 104 o con l’indennità di accompagnamento, «non significa che tutte queste persone avranno il medesimo trattamento, la legge definirà l’accesso, faccio un esempio semplice, nella legge si parla del diritto a un’assistenza psicologica per il caregiver, può essere che quella venga data a tutti, mentre per avere i contributi figurativi e l’anticipo dell’età pensionabile ci vorranno determinati requisiti. Non ha senso dividere i 20 milioni di euro annui per le persone che hanno la 104 in Italia, non si tratta di questo».

[…]

«Se tutto finisce qui non possiamo essere soddisfatti, perché non è possibile discriminare in modo così forte i caregiver familiari – che non sono tutti uguali – trattandoli tutti allo stesso modo», è la reazione di Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie Disabili. «Il riconoscimento formale è importante ed è un primo step, ma ora è importante che con queste risorse, che non sono tantissime, si intervenga dando sostegni reali a partire dalle persone con situazioni più gravose. Il fondo è esiguo, se deve servire indistintamente per chi assiste 3 milioni di persone con disabilità, sono poco più di 7 euro all’anno, mentre c’è una differenza oggettiva tra chi si fa carico dell’assistenza di una persona H24, perché ha bisogno di una assistenza globale e continua come dice la legge 104 e chi assiste una persona con una disabilità meno impegnativa dal punto di vista assistenziale. Il rischio è che non arrivino sostegni reali, perché il numero delle persone è talmente ampio… Il Commissione Lavoro c’è un ddl, quella è la sede per mettere a punto una legge che dia dei sostegni reali a chi ne ha più diritto».

(Fonte Vita.it)

La versione integrale dell’articolo su Vita.it

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