Stefano Laffi (nella foto) ricercatore sociale e scrittore sarà a Rimini lunedì 28 ottobre 2019 per l’incontro a Innovation Square. Ecco in un’intervista al relatore l’anticipazione dell’evento.
“Gioventù bruciata? Contro lo sperpero dell’età giovanile”. Già il titolo dell’incontro è eloquente: ci spieghi un po’ il motivo di questa scelta contestualizzando la situazione attuale dei giovani.
Nel mio libro “La congiura dei giovani”, edito da Feltrinelli, sono raccolte le riflessioni frutto di ricerche sul campo. Il concetto di fondo è banalmente questo, ovvero che la società non sta valorizzando i giovani, in particolare nei ruoli che contano. Questo avviene soprattutto nel mondo della scuola, università, ricerca, politica e nelle aziende, dove viene sprecata prevalentemente la decade tra i 20 e i 30 anni, l’età d’oro. La società italiana non ha avuto la capacità di valorizzare le carriere al servizio della comunità. Mediamente i giovani cercano lavoro disperatamente oppure sono occupati in mansioni dove non possono esprimere al meglio le proprie potenzialità. Quindi generalmente sono disillusi e disincantati, per molti è un disastro e noi ci siamo persi un pezzo di popolazione.
Lei ritiene che ci sia un’estromissione dei giovani dalla cittadinanza attiva, in particolare a causa del comando e del controllo che esercitano gli adulti. Nel volontariato si assiste allo stesso fenomeno?
Certamente anche nel volontariato c’è un problema legato al “potere”, però potenzialmente in questo ambiente c’è maggiore elasticità, bisogna però rendere le associazioni più plastiche e convincere i presidenti a scommettere sui giovani, basta un attimo. Nel mondo del volontariato a mio avviso è più semplice. Le imprese invece non hanno più capitale innovativo e si vede.
Quindi il volontariato potrebbe essere una leva sulla quale puntare?
È l’occasione per rompere lo schema, perché non esiste una gerarchia per età. Conta l’esperienza, non l’anzianità. Tutto questo è più difficile nelle scuole o nel mondo del lavoro, dove c’è tanta gavetta. Per esempio ci sono scout che tra i 16 e i 18 anni hanno già responsabilità anche sulla vita degli altri. Bisogna riscattare ragazzi e giovani dandogli una funzione attiva che la società altrimenti fatica a riconoscere. Hanno tanto da insegnare, però il volontariato deve saper leggere questa chiave. I giovani hanno fame di esperienza, non tanto di appartenere a un’associazione. Per esempio tre ragazzi in una città hanno proposto di sfruttare il miele delle api per misurare il livello di inquinamento. I referenti Arci si sono scandalizzati perché non si volevano iscrivere all’associazione. Il compito del mondo del volontariato è agire per il bene. Io dico: facciamo agire, poi la parte burocratica si sistema, il capitale intenzionale positivo c’è.
Basti pensare ai giovani impegnati nel sociale e sensibili ad alcune tematiche, per esempio quelle ambientali e al movimento “Fridays for future”.
Adesso è un tema sotto la lente, ma esiste una bella tradizione a riguardo. I giovani si sono messi al centro, senza costituire nessuna associazione, nessun partito, nessuna bandiera: ci sono solo slogan in italiano, in inglese e un senso di comunità enorme. È il “noi” più inclusivo che esista, quello che si fonde con il creato, senza nessuna gerarchia, tutto molto diverso da quanto avveniva nel Novecento. I giovani ci hanno dato una lezione straordinaria su come si fanno le battaglie, anche di come mettersi in discussione. Per esempio sulla possibilità di abbassare la soglia di voto a 16 anni, molti ragazzi hanno dichiarato di non sentirsi pronti. Questo significa che la generazione prende sul serio le responsabilità, si deve preparare e la scuola deve giocare un ruolo fondamentale verso questa direzione.
Iscrizioni e informazioni
L’ingresso all’incontro “Gioventù bruciata? Contro lo sperpero dell’età giovanile” è gratuito, per ragioni organizzative richiesta iscrizione compilando il modulo online Gioventù bruciata
Per informazioni: Volontarimini, tel. 0541 709888 – volontarimini@volontarimini.it
di Luca Filippi