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Il bello può accadere

10 Feb 2025

I cancelli si chiudono, le inferriate sbattono e si è dentro. In carcere tutto è fermo, dilatato, eterno, ma anche meravigliosamente umano: doloroso, tragico, commovente. È un microcosmo di terribile immobilità dove, però, tramite la lettura, possono prendere forma infiniti mondi possibili, in cui ognuno può scoprirsi altro e sognarsi diverso, capendo qualcosa in più di sé stesso per una nuova, tutto sommato, possibile vita. Questo è uno degli insegnamenti che porta con sé Chiara Fabbri (nella foto), volontaria attiva nel gruppo di lettura “Dentro le Pagine”, organizzato dalla Caritas di Rimini nella Casa Circondariale.

Non so bene perché, ma già da ragazzina desideravo fare volontariato in carcere. Parliamo di 25 anni fa, quando mi sono informata la prima volta, allora però c’erano solo gruppi su letture del vangelo e la cosa è scemata. Ho, però, sempre avuto questo motore interiore e, oggi, sono attiva nel gruppo di lettura del venerdì. È nato tutto nell’estate del 2022, quando ho incontrato Viola Carando, che stava collaborando alla riapertura delle attività nella Casa Circondariale dopo il Covid… Sono partita così.

Il gruppo si è evoluto nel tempo, è stato un aggiustarsi a vicenda sia di noi volontarie nel proporre testi e nella conduzione, sia da parte dei ragazzi: molti hanno scoperto, o riscoperto, questa passione per i libri e sono rimasti stupiti da quanto si può ricavare come riflessione personale e collettiva semplicemente leggendo.

Inizialmente proponevamo noi il libro, poi abbiamo capito che funzionava di più una lista di testi da cui scegliere insieme. Al centro c’è sempre il gruppo, abbiamo delle linee guida: ascolto, rispetto delle opinioni, niente giudizi… perché spesso si condividono fatti personali. La lettura è un gancio molto forte per fa emergere i nostri vissuti: ci si indentifica con una storia, un personaggio oppure li si detesta, ma anche questo dice molto su di noi.

Ora stiamo leggendo una raccolta di racconti ‘Il mio cuore è un serraglio’ di Allan Gurganus. In particolare in uno la voce narrante è un ragazzo il cui padre è affetto da Alzheimer. Un signore del gruppo, di una certa età, si è commosso parlando di sua madre, affetta dalla stessa patologia, che ha avuto un aggravamento proprio in questo periodo, il fratello gli racconta che non si ricorda più il nome dei figli.

Quando si aprono così, sono felice, perché vuol dire che si è creato un clima di fiducia che permette di entrare nel personale… Anche io mi sento libera di raccontarmi, siamo tutti alla pari, non c’è un insegnante e un allievo, siamo persone che si mettono in gioco. Condividere la mia storia, mi chiarisce le idee su quello che è la mia esperienza, su cosa voglio fare: i miei desideri e i miei sogni. Accade in me come in loro. Nei libri troviamo quelle frasi, quei pensieri, che sentiamo nostri ma che in autonomia non riusciamo a formulare. Lì ci sono le parole che cerchiamo e fanno parte di noi. Impariamo a conoscerci.

Quello che leggiamo, inoltre, ci dà la possibilità di immaginare possibilità altre rispetto a quelle che stiamo vivendo. A volte siamo fermi nel fare le stesse cose, le stesse esperienze, i soliti giri… nei libri troviamo quell’aggancio per pensare nuovi orizzonti di vita, di lavoro, di luoghi in cui desideriamo vivere. In carcere tutto questo è enfatizzato, dirompente.

In uno degli ultimi incontri è emerso forte il tema del lavoro. In chiusura ho chiesto: ‘se poteste scegliere il lavoro dei vostri sogni, a prescindere dal fatto che adesso avete una famiglia e dovete adattarvi ai lavori che trovate, cosa vorreste fare?’. C’è stato un po’ di stupore in generale, perché a volte non ci diamo nemmeno la possibilità di immaginare. Ognuno ha condiviso il proprio lavoro dei sogni. È stato bello perché gli occhi erano lucidi e sorridevano, come se si respirasse meglio e si diffondesse la sensazione che qualcosa di bello ci potesse ancora accadere e fosse realizzabile. Erano poi tutti lavori accessibili, nessuno ha pensato all’astronauta: camionista, ristoratore, pizzaiolo, muratore, io l’insegnante di danza… Già solo pensarci ci ha illuminato gli animi”.

Per informazioni sul volontariato nell’ambito dell’esecuzione penale a Rimini, scrivere a: direttore@caritas.rimini.it

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