Il ristorante inclusivo

6 Giu 2019

Buono e aperto a tutti: è questo l’ideale del ristorante “inclusivo”, in cui anche le persone con disabilità possano entrare facilmente non solo come clienti, ma anche come lavoratori. 

TheFork, il software di ricerca e prenotazione di ristoranti, ha ideato un breve vademecum, insieme al progetto europeo “Valuable Network”, promosso da AIPD con l’obiettivo di implementare la rete di aziende solidali.

Sette consigli semplici e pratici per i ristoratori, affinché sappiano fare dell’accoglienza e dell’accessibilità per tutti la loro “ricetta vincente”.

Negli ultimi anni è cresciuto il numero delle persone con disabilità che, grazie a una maggiore aspettativa di vita e all’aumento dei loro livelli di autonomia, frequentano luoghi pubblici da soli o con amici – spiega Anna Contardi, coordinatrice nazionale di AIPD, capofila del progetto Sono anche aumentate le persone con disabilità intellettiva inserite positivamente al lavoro. Molte indagini hanno dimostrato che, se inserite correttamente, possono esprimere un buon livello di produttività – lavoratori tra gli altri lavoratori – e la loro presenza migliora spesso la qualità delle relazioni sul posto di lavoro e il giudizio dei clienti sul locale. Ecco perché TheFork e Valuable Network hanno deciso di dare alcuni consigli per accogliere al meglio i clienti”.

Il primo consiglio è quello di organizzare “gli spazi nel locale e la presentazione dei cibi sul menu in modo che sia facile capire come orientarsi e cosa ordinare anche da parte di una persona con disabilità intellettiva. Ad esempio, utilizzare immagini sul menu ed esplicitare eventuali costi aggiuntivi in modo chiaro. Rendere evidenti i cibi che possono essere fonte di intolleranza o allergie”.

Secondo consiglio, “nella formazione del personale, dedicare un po’ di tempo al tema dell’accoglienza di ‘clienti speciali’, ad esempio spiegando come rivolgersi ad un adulto con disabilità intellettiva parlando in modo semplice, ma senza ‘infantilizzarlo’ o escluderlo, o di come ci si può rivolgere ad una persona con problemi di udito, parlando in modo chiaro e guardandola in viso”.

Il terzo consiglio è quello di “conservare le informazioni sui clienti su ‘TheFork Manager’, al fine di migliorare il servizio”.

Il quarto riguarda la possibilità di guardare alle perone con disabilità non solo come clienti, ma anche come lavoratori: “In Italia ci sono già molte esperienze di persone con disabilità intellettiva che lavorano nella ristorazione. Offrire la possibilità di fare tirocini formativi nel locale a queste persone o assumere un lavoratore con queste caratteristiche è un’ottima prassi”.

Tirocini, ma anche vere e proprie assunzioni: “La legislazione italiana offre incentivi alle aziende che assumono persone con disabilità intellettiva siano esse aziende obbligate a farlo o no, con sgravi fiscali fino al 70% del salario per 5 anni nel caso di contratti a tempo indeterminato e un anno, per i contratti a termine. Ci sono associazioni, enti di formazione professionale, servizi e cooperative che possono aiutare ad organizzare un’esperienza del genere, affiancando i titolari nella selezione dei candidati e accompagnando nella formazione. I loro riferimenti sono disponibili presso le Asl, i servizi per l’impiego e su internet”.

E poi c’è “Valueable”, il “marchio europeo che contraddistingue le aziende dell’ospitalità e della ristorazione che si impegnano nella promozione dell’inclusione lavorativa delle persone con sindrome di Down o altre disabilità intellettive”.

L’ultimo consiglio è il confronto “con altri imprenditori che hanno già inserito lavoratori con disabilità”.

A tal proposito, TheFork e Valueable mettono a disposizione un video, con alcune testimonianze.

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