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La Casa della Pace deve vivere

19 Mag 2010

“La Casa della Pace deve vivere”. Questo è lo slogan che stanno sostenendo le associazioni di volontariato che lavorano all’interno di questo spazio, situato in via Tonini 5, in centro a Rimini. Un patrimonio di umanità, che ha origine all’inizio degli anni ’90, che ora la città rischia di perdere. La chiusura pare ormai imminente dopo la decisione dell’amministrazione comunale di destinare questo luogo ad aule di turismo scolastico per il Museo della Città. In realtà la convenzione per l’utilizzo dei locali in questione è scaduta nel dicembre del 2008, ma fino ad oggi il Comune aveva lasciato la struttura ad uso delle associazioni. Un cambio di rotta che per le organizzazioni ha il sapore dello “sfratto”. Le alternative proposte non sembrano convincere poiché lontane dal centro e carenti di ambienti adatti per svolgere le attività. Ma i volontari si mostrano comunque disponibili a un eventuale spostamento purché siano rispettate le esigenze di funzionalità e fruibilità. In questa prospettiva una delle destinazione possibili è il palazzo pubblico di via Brighenti 24, di cui è stata congelata la vendita, mentre poco convincente sembra essere la proposta relativa allo spazio civico del Quartiere 6, troppo piccolo e fuori mano. La Casa della Pace, fin dall’inizio, è stata pensata come una realtà aperta, espressione della collettività, capace di dare spazio a tutte le esperienze e culture presenti nel territorio, con il sostegno dell’amministrazione comunale. Non è soltanto uno spazio, ma una possibilità per operare insieme, italiani e immigrati, all’interno dello stesso ambiente che oggi come ieri è capace di determinare in città un rilevante impatto culturale e sociale. Qui hanno infatti trovato ospitalità 25 associazioni e i molti volontari che hanno messo in rete le proprie esperienze. Il Coordinamento Donne Rimini, che si occupa di violenza contro le donne e di pari opportunità, è venuto a contatto con molte immigrate che, nella Casa della Pace, frequentano i corsi di lingua italiana organizzati dall’associazione Arcobaleno, sensibilizzandole sui servizi a tutela dell’universo femminile. Un piccolo esempio che mette però ben in evidenza il valore di un luogo come questo. All’interno della struttura sono molte infatti le attività che si svolgono. Oltre alla scuola di alfabetizzazione linguistica, che ogni anno ospita più di seicento allievi, si svolge il seminario “Scuola di cittadinanza” per informare sui meccanismi che regolano il vivere civile; ha sede il master in “Studi orientali e comparativi”, unico in Italia; viene conservato l’archivio e la biblioteca del circolo Maritain. Senza dimenticare le tante manifestazioni di sensibilizzazione alla solidarietà e all’integrazione organizzate in città, tra cui Interazioni ed Equamente, due iniziative promosse in rete e con il sostegno del Centro di Servizio per il Volontariato – “Volontarimini”. Il rischio, con la sua chiusura, è la rottura di un modello cresciuto negli anni espressione di cittadinanza attiva, che potrebbe andare incontro alla frammentazione e a una conseguente perdita delle tante esperienze costruttive realizzate in questo luogo. Per sostenere la Casa della Pace puoi consultare la pagina su facebook o il blog salviamolacasadellapace

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