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La forza di Maria

6 Ago 2021

Mamma Maria, così la chiamavano in Africa. E così la ricordano i volontari dell’associazione riminese, nata per sostenere proprio il suo operato. E per Maria Negretto, di recente scomparsa all’età di 83 anni, l’Africa era la sua casa: la terra che le aveva insegnato ad amare la vita.

Impossibile raccontare quanto da lei fatto in questo paese dal lontano 1969, quando, ancora giovanissima e da poco diplomata come infermiera, decise di partire come missionaria: pozzi per l’acqua potabile, assistenza ai lebbrosi e ai carcerati, scuole, aiuto a bimbi di strada… Incredibile come, questa esile suora laica, quando si metteva in testa una cosa riusciva sempre a portarla a compimento: dai 13 piccoli Centri per la salute nei villaggi a Bankoup da lei per anni coordinati, al Centro sanitario di Baleng, oggi diventato un piccolo ospedale con il reparto Maternità e Pediatria, la Chirurgia per alcuni interventi e un laboratorio analisi ben attrezzato.

 “Era tanto amata e stimata – dice Oriella Perini, volontaria dell’associazione Maria Negrettocon lei potevamo andare dappertutto in sicurezza in Camerun. I bimbi poi le facevano la fila intorno, portandole un fiore raccolto nel campo. E lei aveva sempre un pensiero per tutti: una caramella, una penna… non si dimenticava mai di nessuno. Mi ricordo che aveva lavorato un anno all’ospedale di Rimini per comprarsi una jeep per andare a cercare nei villaggi, lei sola, i lebbrosi che si nascondevano dalla comunità”.

Una cosa è certa: la sua carica vitale oggi non si è spenta. L’associazione è infatti pronta a continuare il suo operato. Già in cantiere i fondi e l’attrezzatura per dare vita al reparto di Radiologia sempre nel Centro sanitario di Baleng. Ricorda Oriella come in questo periodo Maria si rammaricava: “Adesso che sarebbe servito per fare le radiografie al torace, non c’è”.

Si continua poi a sostenere la scuola nel villaggio di Soukpen pagando i maestri e garantendo l’istruzione a tanti studenti che altrimenti resterebbero esclusi dal percorso di scolarizzazione. Proseguono poi le adozioni a distanza per accompagnare tanti bimbi nel loro percorso di crescita.

Il medico Marilena Ferrarini, socia volontaria che ha vissuto con lei in Camerun a lungo, è poi pronta a partire, non solo per assistere ai funerali in Camerun, ma anche per accordarsi con i volontari dell’associazione nata lì e fortemente voluta dalla missionaria. Insieme si deciderà come proseguire senza di lei ma sicuramente nella strada solcata dal suo insegnamento e ricordo. E saranno proprio le parole di Maria a guidarli: “Lo scopo principale del fare volontariato non è quello di prestare assistenza ma di educare e formare all’autosufficienza”.

Per Maria è sempre stato fondamentale formare il personale del luogo per affidare a persone di fiducia, preparate e competenti, la gestione di un progetto ormai maturo e, al contempo, per potersi dedicare a una nuova sfida, restando sempre al fianco di chi più aveva bisogno: poveri, lebbrosi, carcerati, bimbi di strada, malati terminali… Un risultato raggiunto era per lei un nuovo obiettivo da portare a casa, inarrestabile nella sua apparente fragilità.

 “Una volta l’ho accompagnata nella visita ai centri di salute nei vari villaggi – ricorda Giorgio Gobbi, presidente dell’associazione Maria Negretto –. Sono rimasto molto colpito nel vedere come in un piccolo laboratorio questi giovani infermieri da lei formati erano riusciti a diagnosticare a una bambina la tubercolosi. Un esame che qui viene fatto in laboratori specializzati di analisi cliniche”.

Forse Maria era pronta ad andarsene, sapendo che tutti “i suoi figli” erano diventati maturi e maggiorenni e avrebbero potuto percorrere quel sentiero da lei tracciato ormai in autonomia. Il funerale sarà fatto la prossima settimana in Africa, come lei desiderava, mentre a fine agosto la Diocesi di Rimini la ricorderà in una messa

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