Un bottone può raccontare una storia? La risposta è sì, se si va a visitare il Museo del Bottone, situato nel cuore di Santarcangelo, che narra epoche passate da un punto di vista originale.
Tutto ha inizio nel 1920, quando Giacomo Gallavotti apre un negozietto in paese, rilevando un vecchio bazar. Qui trova molta merce di fine 1800, fra cui proprio due pareti di scatole di bottoni.
Come vuole il detto “da padre a figlio…”, l’attività a fine anni 50 passa Giorgio Gallavotti che, insieme alla moglie, fa risplendere la merceria fino al 2002. È nel 1980 che a Giorgio viene l’idea di un Museo del Bottone.
“Ho cominciato dalla parete vecchia e mi son trovato 50-60 quadri da 15-20 bottoni l’uno, in stile Liberty e Art déco, quasi tutti con una simbologia su avvenimenti o invenzioni nella società”.
Giorgio inizia a cucirli uno per uno, aggiungendo informazioni su materiali e anni. Ed ecco l’intuizione: attraverso il bottone si poteva raccontare la storia sociale, economica, politica, di costume e di moda del paese e non solo. Così, il 10 maggio 2008 viene inaugurato a Santarcangelo il primo Museo del Bottone d’Italia, con circa 8500 esemplari. Oggi ne conta 15.000. Una piccola esposizione privata, che si autosostiene con donazioni spontanee e grazie all’opera del volontariato.
“Il museo si compone di tre sezioni: la prima è legata alla storia del 1900 con bottoni che, in ordine cronologico, ricostruiscono le vicende politiche, sociali e di costume italiane; la seconda sezione riguarda i materiali, molto diversi tra loro, mentre l’ultima è sulle curiosità dal mondo. Qui c’è il bottone più antico del museo, quello ritraente Lorenzo il Magnifico. Si parte dal 1600 e si arriva al 2020 raccontando epoche, chi portava i bottoni e come. Ma si può andare anche più indietro: con l’immagine della maga Circe parliamo dell’Odissea, di Ulisse, di Omero; con i bottoni dei Templari risaliamo alle crociate per liberare Gerusalemme”.
Ogni bottone è un pezzo di storia: “con il bottone di Maria Antonietta andiamo alla Rivoluzione francese, il bottone di Maria Luisa D’Austria ci parla del suo rapporto con Napoleone, mentre quello disegnato da Pablo Picasso racconta la relazione tra il pittore e Coco Chanel negli anni 20.
Il mio preferito è un bottone degli anni 70, acquistato in un mercatino a 100 lire. È unico nel suo genere. Rappresenta la fine della Guerra fredda e l’inizio della distensione: la scritta Usa e i grattacieli da una parte e il Kremlino dall’altra. Due potenze mondiali su un bottone è un grande messaggio di pace e fratellanza fra i popoli. Come scrisse Dante: la beatitudine dei popoli è la pace nel mondo”.
Ma c’è molto di più: “Attraverso i bottoni ho raccontato la storia della Shoah e delle Foibe. Abbiamo i bottoni su: la Brexit, Greta, il Buco nello Spazio, Notre Dame che brucia, Leonardo, Fellini. Abbiamo anche bottoni ultra moderni, come quelli della veste di Papa Francesco e quelli portati nello spazio dagli astronauti Cristoforetti e Parmitano. Abbiamo anche il bottone del Covid arrivato nel giugno 2020.
Se i materiali e le tecniche impiegate sono diverse, il bello di questo Museo è che i due bottoni degli astronauti Cristoforetti e Parmitano, del valore economico di 0,5 centesimi, hanno la stessa valenza storica di un bottone disegnato da Pablo Picasso per Coco Chanel con un richiamo d’oro”.
Ogni informazione è catalogata, registrata, scritta nei libri di Giorgio, che conclude, ancora emozionato: “Oggi il museo vanta circa 40.000 visite all’anno. Le nazioni straniere sul libro delle firme sono 162 su 196 esistenti al mondo e abbiamo in mostra i bottoni di 64 nazioni. Possiamo dire che abbiamo conquistato il mondo!”
Nel rispetto delle norme anti-covid, il Museo è aperto dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 12 e dalle 14,45 alle 18. È richiesta un’offerta libera al termine della visita guidata.
Per info: tel. 339 3483150 – giorgio35@teletu.it – Facebook: Museo del Bottone Santarcangelo.
Michela Paolini