Le mamme italiane secondo Save the Children, nel report intitolato Le Equilibriste: la maternità in Italia sono in una situazione decisamente critica.
Nel nostro Paese sono quasi 10 milioni le donne con figli minorenni. Scelgono la maternità sempre più tardi (siamo in cima alla classifica europea per anzianità delle donne al primo parto con una media di 31 anni) e devono sempre più spesso rinunciare a lavorare a causa degli impegni familiari.
Ma ciò che lamentano maggiormente è il carente sostegno per chi decide di mettere al mondo un figlio e una scarsa rete di servizi per la prima infanzia, che costringe buona parte del 40,9% di madri con almeno un figlio a scegliere un regime di part-time pur di continuare ad avere un’occupazione lavorativa.
In un Paese in cui la natalità ha toccato un nuovo record negativo -449mila nascite nel 2018, 9mila in meno rispetto all’anno precedente – registrando la nona diminuzione consecutiva dal 2008, le mamme italiane hanno pochi figli. Diminuiscono le famiglie numerose, aumenta il tasso di disoccupazione femminile e la penuria di offerta di servizi educativi per l’infanzia.
Un quadro critico che si riverbera sul benessere delle madri, ma che affonda le radici nelle pesanti disparità di genere in Italia. Il nostro Paese si attesta nel 2018 al 70° posto (su 149 Paesi presi in esame) del Global Gender Gap Report, perdendo ben 29 posizioni dal 2015. Anche in questo ambito, l’Italia è spaccata in due. Secondo l’Indice delle Madri, elaborato dall’Istat per Save the Children, che identifica le Regioni in cui la condizione delle madri è peggiore o migliore sulla base di 11 indicatori rispetto a tre diverse dimensioni (della cura, del lavoro e dei servizi), le Province autonome di Bolzano e Trento conservano negli anni i primi posti della classifica, seguite da Lombardia (3° posto, dall’8° dell’anno scorso), Valle D’Aosta (4°), Emilia Romagna (5°) e Friuli-Venezia Giulia (6°).
L’indice mostra sempre valori sotto 90 per le regioni del Mezzogiorno e, complice la persistente crisi economica, registra un ulteriore progressivo peggioramento in particolare rispetto all’offerta di servizi all’infanzia e all’occupazione femminile, evidenziando quindi la necessità di un impegno politico più forte in questa parte del Paese finalizzato a colmare le diseguaglianze.