Protezione civile… nel Dna

3 Ott 2024

Ne ha viste tante Carlo Zecchin da quando è volontario, e presidente, del Coordinamento di Protezione Civile della provincia di Rimini. L’alluvione di settembre 2024 è l’ultima che si è trovato ad affrontare, ma prima ce ne sono state, ahimè, tante altre. In tutti questi anni, una consapevolezza si è però ben radicata in lui: la cultura della protezione civile deve entrare nel nostro Dna. Sì perché a volte piccoli gesti, anche banali, in una situazione di emergenza non sono poi così scontati, ma un comportamento sbagliato può fare molti danni a noi o chi ci è vicino.

Quando succedono questi avvenimenti, si vive sicuramente una fase di spaesamento e paura, non si sa a chi chiedere aiuto e soprattutto cosa fare. Dove informarsi?

Io raccomando sempre di consultare allertameteo.regione.emilia-romagna.it. È il sito dell’Agenzia regionale di Protezione civile dove vengono rilasciate tutte le allerte giornaliere. Sono di tre tipi: gialla, arancione e rossa (verde indica una situazione di normalità). Già con quella gialla, che nel pensiero collettivo è ‘niente di preoccupante’, si è in una fase attenzionale di cui anche il cittadino dovrebbe essere consapevole. C’è poi l’allerta arancione, per esempio per vento forte, è un’informazione importante per evitare rischi: ci dice per esempio di evitare zone dove possono esserci cadute di alberi, se sulla costa, di allontanarsi da moli o spiagge… Infine la rossa, in questo caso, se si è in una situazione di pericolo, il primo numero da fare è il 115, i Vigili del fuoco, a seguire il 112, i Carabinieri. Per segnalare invece situazioni precarie (argini a rischio crollo) il riferimento è il centralino del proprio Comune.

Andando sul pratico, quali comportamenti adottare?

Nel caso recente dell’alluvione, già nelle prime due fasi il cittadino può fare tanto: segnalare al proprio Comune la presenza di tombini ostruiti, pulirli dalle foglie; se possessore di un terreno agricolo, verificare la pulizia di canali secondari; informarsi sulle aree a rischio e quelle sicure, conoscere le vie di fuga; evitare di tenere oggetti di valore nei piani inferiori o seminterrati; munirsi di sacchi di sabbia da porre davanti al garage; non occupare sottopassi… Sono piccole cose di buonsenso, ma per esperienza non scontate, nella fase acuta possono invece ridurre notevolmente i rischi. Un’altra cosa importante è tenere pronto lo zainetto di emergenza, con: copie dei documenti, kit pronto soccorso, torcia, radiolina a pile per le comunicazioni, un cambio. In allerta rossa: non dormire nei piani seminterrati quando possibile; evitare spostamenti e, se necessario, valutare bene il percorso (no zone allegate o a rischio crolli); non scendere mai per spostare l’auto anche con pochi centimetri di acqua; evitare di andare a monitorare l’argine dei fiumi… l’istinto è preservare noi e i nostri beni, ma bisogna ragionare a mente fredda.

Come la Protezione civile interviene per la tutela del territorio, affinché queste situazioni possano essere se non evitate, comunque marginate?

Ogni volontario, essendo una persona, ha il proprio pensiero ambientalista. Si è costruito negli ultimi cento anni a ridosso dei fiumi, ora si è capito che prima o poi il fiume si riprende quello che gli è stato tolto… Il compito della Protezione civile è però un altro: monitorare il territorio, segnalando probabili situazioni di pericolo come argini compromessi, smottamenti… non entriamo nel merito dei piani edilizi. Quello che costatiamo è che i tempi di ritorno di certe emergenze si sono assottigliati, non sappiamo cosa questo comporterà, ma è importante che il cittadino abbia una cultura della protezione civile, deve entrare nel suo Dna.

Questo scenario ci conferma quanto sia importante il volontariato, come le persone possono avvicinarsi alla Protezione civile?

Succede che durante le emergenze, in questo caso l’alluvione, ci sia un aumento di adesioni al volontariato: c’è la voglia di essere presenti. È una tendenza che poi viene a scemare, ma comunque positiva: ben vengano nuove persone… La Protezione Civile, però, richiede competenze, non è un volontariato professionista ma sicuramente professionale. Ecco perché è fondamentale la formazione. Questo diventa quindi il momento propizio per avvicinarsi alle associazioni e iniziare il proprio percorso di specializzazione per essere pronti quando, purtroppo, sarà ancora necessario.

Per entrare in contatto con il Coordinamento di Protezione civile della propria provincia questi i contatti:

 

 

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