vai ai territori

Home 5 Altre news 5 Quale futuro per le piccole associazioni?

Quale futuro per le piccole associazioni?

21 Ott 2014

Polemiche sulla riforma del Terzo Settore che tocca anche il volontariato. Si parla infatti ormai da diversi mesi di regionalizzazione dei Csv – Centri di Servizio per il Volontariato (oggi sono 78 su tutto il territorio nazionale, di cui la maggior parte provinciali), per ottimizzare le risorse ma anche per uniformare sistemi gestionali e diminuire le differenze tra i vari territori. Il dibattito è però acceso.

Per il Movi – Movimento di volontariato italiano si parla di una “proposta deleteria per il futuro del volontariato diffuso nel nostro Paese e probabilmente ispirata a meri interessi di ulteriore taglio delle erogazioni al mondo del volontariato o a interessi di organismi nazionali che centralizzerebbero funzioni oggi territorializzate”. Il Movimento ribadisce, infatti, “virtuosa la vicinanza al territorio delle sedi decisionali sull’uso delle risorse, mentre considera oggettivamente pericolosa la centralizzazione e nazionalizzazione delle decisioni, foriera di inefficacia rispetto alle necessità sociali delle comunità e di inefficienze tipiche di sovrastrutture quali quelle ipotizzate secondo un modello politico-amministrativo di cui la storia italiana ben conosce i pericoli”.

A confermare, invece, le intenzioni della riforma lo stesso Stefano Tabò, presidente di Csvnet – Coordinamento nazionale dei Centri di Servizio. In una nota diffusa a tutti i Csv si ribadisce infatti che “ragionare come ‘sistema’ significa programmare l’attività dei Csv in una logica unitaria e integrata, assumendo metodi condivisi e strumenti comuni. Implica il trasferimento di buone prassi evitando che si duplichino fatiche e investimenti. Comporta l’attenzione a fare in modo che le risorse economiche provenienti dalle Fondazioni di origine bancaria, che permettono le attività dei Csv, si distribuiscano in modo equo in tutto il territorio nazionale”. Nella stessa nota si legge “abbiamo l’intenzione di andare oltre ad un semplice coordinamento ed approdare a una riorganizzazione territoriale basata su un modello di gestione regionale, giuridicamente riconosciuto, con funzioni di pianificazione e rappresentanza unitaria. È una bella scommessa che siamo sicuri di poter affrontare, rendendo primi protagonisti i Csv oggi esistenti, in una logica confederale. Dobbiamo essere convinti che sarebbe fallimentare, oltre che improprio, l’affermarsi di un approccio omologante, volto a cancellare le diverse peculiarità regionali e mirato a eliminare le fondamentali autonomie locali”.

Sicuramente nodo fondamentale nella discussione è la notevole riduzione delle risorse che mette a repentaglio l’attuale sistema dei Csv.

Ciò non toglie che molti presidenti dei Centri provinciali si stiano muovendo per difendere le peculiarità e la radicazione nel territorio.

Archivi

Categorie

Skip to content