Tre gli obiettivi presentati da Matteo Renzi sulla Riforma del Terzo Settore, con le linee guida che dal 13 maggio girano on line, suscitando consensi ma anche tanti dubbi:
- costruire un welfare partecipativo, in cui confluiscano le opere di singoli, di corpi intermedi e del Terzo settore nel processo decisionale e attuativi delle politiche sociali;
- valorizzare il potenziale di crescita occupazionale insito nell’economia sociale, unico settore che negli anni della crisi ha continuato a crescere, anche se ancora decisamente sottodimensionato rispetto alle esperienze internazionali;
- premiare in modo sistematico i comportamenti di chi dona il proprio tempo agli altri
Tra le novità proposte, l’istituzione del servizio civile universale aperto agli stranieri e riconoscimento dei crediti formativi e delle competenze acquisite; il potenziamento del 5 per mille con l’eliminazione del tetto di spesa e la creazione di un’authority del Terzo settore, con un ruolo di controllo, per alcuni, anche sanzionatorio.
Non solo, Renzi propone una revisione dell’assetto giuridico, specificando meglio i confini, ancora nebulosi, tra volontariato e cooperazione sociale, associazionismo di promozione sociale e impresa sociale. Un lavoro, quindi, sull’identità del terzo settore per meglio inquadrare la miriade di soggetti che ne fanno parte, assai diversi tra loro .
L’accento è poi posto sull’importanza di affiancare pubblica amministrazione e Terzo settore: “le due gambe – si legge nel testo – su cui fondare una nuova welfare society”.
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È possibile inviare le propire osservazioni sul documento scrivendo a terzosettorelavoltabuona@lavoro.gov.it entro il 13 giugno 2014.
Per un approfondimento sul tema consultare la piattaforma InMovimento e gli articoli curati da Vita
Nella due settimane successive il Governo predisporra il disegno di legge delega che sarà approvato dal Consiglio dei Ministri il 27 giugno 2014.