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Tegola ‘regionale’ sui mercatini no profit?

4 Feb 2014

Cosa grave – precisa l’associazione Arcabaleno – è che la legge è lacunosa nelle norme non chiarendo la posizione di associazioni di volontariato e di promozione sociale, no profit e parrocchie. Infatti, questi soggetti non sanno se, d’ora in avanti, potranno vendere liberamente gli oggetti ricevuti in donazione. 

Ma più che l’onere dei 200 euro quello che disturba sono le numerose “zeppe burocratiche” incuneate nella legge e per l’associazione difficili, se non impossibili da gestire: le limitazioni di oggetti da offrire, dei loro costi, gli elenchi dettagliati della merce esposta, i relativi costi, con obbligo di specificare il nome della persona privata o giuridica che ha dato l’oggetto.

Tutto questo per 4 o 5 giorni di banchetti nei dodici mesi e dopo 2 anni si dovrebbe, se si vuole continuare, aprire anche la partita Iva. La querelle parte da una nota in cui l’associazione evidenzia: “È entrata in vigore il 1 gennaio 2014 la legge regionale relativa alla Regolamentazione del commercio sulle aree pubbliche in forma hobbistica” (Legge n. 4 del 24 maggio 2013), che disciplina modalità e requisiti di partecipazione degli hobbisti ai mercatini.

Nella “Regolamentazione” – continua l’associazione – di fatto si parla di commercio e hobbisti ma si dimentica di spiegare la posizione del volontariato. La legge non chiarisce se le associazioni siano o meno interessate dalla nuova norma. Per questo Arcabaleno richiede se fosse necessario di risolvere i legittimi dubbi del caso. O di stralciare da tali obblighi le organizzazioni che operano senza fini di lucro sensibilizzando i sindaci dei comuni che aprono ai mercatini e l’assessorato ai Servizi Sociali della Provincia di Rimini.

Necessario è quindi avere dalla Regione un distinguo che chiarisca e non penalizzi le categorie interessate complicandone l’attività. Né incida sulle entrate dei Comuni che, con i mercatini, oltre agli introiti delle quote di posteggio sul suolo pubblico, attirano persone che si spostano dai centri urbani e vanno nei paesi creando un indotto per bancarelle, negozi, bar, ristoranti da non sottovalutare.

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