I ricordi di un tempo che furono. Sono passati pochi anni, ma negli ultimi decenni la storia corre veloce. Ritornare al passato, come sta facendo il Giardino della Speranza però insegna. Si riscoprono valori fondamentali come il contatto con la natura, il riuso e riciclo, l’antispreco, la semplicità delle cose, la libertà di scoprire e il rispetto per i bambini…
Un po’ tutto questo si ritrova nelle parole di Gianpaolo Ugolini, tra i fondatori dell’associazione che ha sede nel convento di San Girolamo a Sant’Agata Feltria, dove è ospitato il Museo delle Arti Rurali. Un edificio del 1500 riportato alla vita proprio grazie all’impegno dei volontari. La sua voce nasconde un’antica saggezza che, con il suo operato, cerca di mantenere viva.
“In questo mondo di tecnologia avanzata, ci si dimentica degli anziani. C’era meno isolamento allora pur non avendo i mezzi di comunicazione di adesso. Ci sembra che con internet possiamo spaziare il mondo ma ci dimentichiamo della nostra umanità. Loro ce la rimettono in mente. Ci insegnano tante cose: sono ancora la parte più genuina del paese”.
I volontari infatti si sono impegnati in questi anni a coinvolgere gli anziani nella vita associativa, instaurando relazioni nelle case di riposo o andandoli a trovare nel paese, iniziative ora sospese. Erano momenti di festa e di musica insieme, ricordando vecchie canzoni e abitudini.
“Hanno bisogno di sentirsi parte attiva. Quando ti spiegano le cose, subentra l’autostima, la compartecipazione. È come se improvvisamente ringiovanissero. C’è la mentalità che l’anziano vada messo da parte perché fragile e anche l’anziano si sente così. Quando invece gli chiedi aiuto e gli dai la possibilità di partecipare a un processo di trasformazione della società, ritrova il suo spirito. Ti dice: ci sono io. In quell’attimo sembra che non senta più la sua età. Abbiamo recuperato i telai per fare i vecchi materassi. E ricordo una signora di 90anni che è venuta a insegnarci come si usano. Faceva proprio questo di mestiere. Le sue mani sono tornate veloci sul telaio, ci ha guardato con occhi soddisfatti. In tanti ci hanno spiegato la loro tecnologia: nel museo c’erano migliaia di oggetti che non sapevamo a cosa servissero e sono stati loro a spiegarcelo, restituendoci anche i termini dialettali per nominarli. San Girolamo è questo: sono gli anziani che si propongono, i veri protagonisti”.
Il Museo delle Arti Rurali, sulla vecchia civiltà contadina, è una fucina di idee. Qui il Giardino della Speranza coinvolge gli anziani come “maestri” dell’antico sapere, delle tradizioni e della sostenibilità ambientale. Ma anche persone con disabilità, attraverso una serie di laboratori tenuti da vecchi artigiani, in un continuo scambio generazionale. Si fanno corsi di: ceramica, falegnameria, ricamo e cucito, tessitura, stampa su tessuto, erbe officinali.
“A questi – spiega – se ne sono aggiunti due. Il primo con stampante 3D per ricostruire suppellettili, parti mancanti di attrezzature od oggetti per favorire la manualità e la curiosità di persone con difficoltà motoria o cognitiva; il secondo con microscopio biologico che, collegato ad una videocamera, proietta l’immagine ingrandita su un maxi schermo che utilizziamo anche per il cineforum. All’esterno abbiamo un terreno con 120 piante da frutto, soprattutto vecchie specie. Abbiamo poi un campo di bocce costruito da noi. La partecipazione è gratuita, a parte una piccola quota per la copertura assicurativa. E poi organizziamo feste che rinvigoriscono i rapporti umani e allontanano quel senso di solitudine e depressione tipico delle persone isolate. Per coloro che non hanno mezzi per raggiungerci, attiviamo il trasporto sociale”.
Ora i volontari si stanno interrogando su come conciliare digitalizzazione e tradizione, ma sperano di tornare presto alle loro attività.
Per informazioni mail@ilgiardinodellasperanza.org