Lo definisce un cambiamento epocale, quello in atto nel volontariato, forse la rinascita di un quarto settore.
Flaviano Zandonai, sociologo e segretario di Iris Network, offre alcuni spunti di riflessione approfonditi in occasione dell’incontro “Innovazione sociale e impresa”, in programma mercoledì 30 gennaio 2019 a Rimini, nell’Auditorium di RiminiBanca (via Marecchiese 227), in cui lo si è ritrovato in qualità di relatore.
Tanta, infatti la carne al fuoco: profit-non profit, impresa e Terzo settore, innovazione e impatto sociale.
Cosa si intende per innovazione sociale?
Un cambiamento positivo profondo, non incrementale, che si rileva a diversi livelli: nella testa delle persone, nella forma delle organizzazioni e nelle “regole del gioco” delle politiche. Tutto ciò per rispondere a sfide sociali sistemiche – come ad esempio quella ambientale – la cui soluzione non è più rinviabile.
In questo contesto in cui si ridefinisce anche il rapporto tra Stato, mercato e società civile organizzata, un protagonista è sicuramente il volontariato, come si sta trasformando?
Credo che sia in atto un cambiamento epocale, direi antropologico, rispetto alla figura stessa del volontario. Se nel passato prevalevano motivazioni prosociali più orientate verso l’aiuto alla persona e fortemente “imbevute” di matrici politico culturali e religiose, oggi invece vedo un volontariato più pragmatico, più attratto dalla rigenerazione dei contesti sociali a partire dal soddisfacimento di interessi individuali che “in corso d’opera” diventano interesse collettivo.
Dall’altro lato poi ci sono le aziende che mostrano sempre più un’attenzione a temi sociali e ambientali. Come il Terzo settore può cogliere l’occasione per entrare in relazione con questo mondo?
Facendo cose insieme. Spazzando via la coltre ideologica che alimenta le rispettive retoriche – for profit versus non profit – e abbracciando invece la comune prospettiva dell’impatto sociale: un cambiamento intenzionale e rendicontabile che diventa azione comune.
A semplificare o forse complicare le cose in questo momento, compare la Riforma del Terso settore…
Indubbiamente la Riforma può aiutare perché l’assunzione della qualifica di Ets, ed eventualmente anche quella di impresa sociale, è certamente un fattore di strutturazione in senso organizzativo e non solo di adeguamento normativo. In ogni caso non delegherei solo ad una norma la crescita del terzo settore. Serve una strategia complessiva intrapresa dai soggetti che ne fanno parte e che, da un lato, accompagni la generatività del settore attraverso nuove iniziative (le sue “startup”), ma d’altro canto intervenga anche per accompagnare processi di cambiamento organizzativo all’interno di soggetti già strutturati ma che sono alla ricerca di un nuovo percorso.
Il tentativo di dare una definizione, anche giuridica, all’imprenditoria sociale, non rischia, però, di ingabbiare il volontariato a discapito, soprattutto, delle piccole realtà associative?
Può darsi. È un processo ambivalente quello attivato dalla riforma. Da una parte di crescita, come accennavo in precedenza, ma d’altro canto c’è anche il rischio che qualcuno “rimanga indietro” perché non può o non vuole far parte di questo nuovo assetto. Chissà, magari rinascerà una specie di “quarto settore” composto da soggetti nonprofit esclusi o autoesclusi dalla riforma. Comunque il processo riformatore era necessario per operare un discrimine tra modelli e settori e incentivando una scelta in tal senso.
All’incontro del 30 gennaio, dopo i saluti istituzionali del vicesindaco Gloria Lisi e della presidente del Csv Volontarimini Giorgia Brugnettini, verranno presentate alcune good practices nel mondo del volontariato di Rimini e di Forlì-Cesena: associazione Agevolando e cooperativa sociale È buono, La Cantera, Cavarei. Chiude il pomeriggio, Andrea Montanari referente Terzo settore RiminiBanca.
L’incontro è a ingresso libero. Per motivi organizzativi è richiesta l’iscrizione compilando il modulo online
Per informazioni, Volontarimini, tel. 0541 709888.