Mohamed Lamine Fall (nella foto) ha una voce pacata, il telefono sempre acceso, la voglia di raccontarsi. Presidente e fondatore dell’associazione Soccorso Senza Frontiere di Rimini, la sua avventura nel volontariato nasce nel 2003, quando incontra a Bologna Don Oreste Benzi.
“Siamo sette operatori culturali – racconta – da Senegal, Costa d’Avorio, Albania, Marocco, Tunisia, Italia. Ci incontriamo una volta a casa di uno, una volta a casa dell’altro, ognuno invitando i propri connazionali. Se una persona ha bisogno, cerchiamo insieme una risposta attivando le nostre relazioni personali instaurate in questi anni”.
Sono tante le domande che arrivano all’associazione perché quando ci si trova all’estero la necessità è quella di essere indirizzati verso i servizi per capire al meglio come funzionano le cose nel nuovo paese. Non solo. Diventa fondamentale conoscerne gli usi e costumi, spesso molto diversi dalla cultura di origine, oltre alla storia e alla lingua locale.
“Aiutiamo la persona – continua Lamine – nella ricerca del lavoro, a trovare casa… offrendo, quando necessario, anche un’ospitalità temporanea. Siamo poi chiamati a volte negli ospedali. Chi è qui da tanto tempo può perdere i contatti con la sua famiglia e, se si ammala, ha bisogno di qualcuno vicino. Oggi vado in ospedale per dare supporto a un migrante, per chiedergli di cosa ha bisogno. Sempre in ambito sanitario svolgiamo anche un servizio di mediazione perché le differenze culturali sono tante e c’è bisogno di comunicare insieme. Operiamo con un approccio multidisciplinare collaborando con medici, infermieri, assistenti sociali, psicologi…”.
Grazie alla presenza, tra i volontari, di persone con competenze specifiche, l’associazione ha inoltro colto un’altra istanza importante: quelle delle persone migranti con disabilità. Per fare un esempio su tutti, la sordità.
“Se non si sa bene la lingua e non si conosce il linguaggio de segni italiano, il percorso di integrazione è ancora più difficile. I genitori spesso non sanno a chi rivolgersi e per questo entriamo in gioco noi. L’educazione di base è all’origine della visione che uno ha e il saper parlare dà la possibilità di relazionarsi. Quello che facciamo è mediare per instaurare dialoghi positivi”.
Così in poche e semplice parole, Lamine descrive la complessità delle iniziative messe in campo da Soccorso Senza Frontiere, un’associazione che cerca di stimolare una vera e propria rete solidale in cui le risposte ai problemi di un singolo vengono date da una comunità collaborativa e multietnica.
“Le persone che abbiamo aiutato – conclude – quando si sono sistemate, si attivano loro stesse per dare una mano agli altri, si avvia così un ciclo virtuoso. Il nostro è un approccio culturale, lavoriamo per il dialogo, l’incontro, l’integrazione, cercando di eliminare gli stereotipi, parola che va ben dosata. Io sono ormai qui da tanto tempo e mi metto a disposizione per fare qualcosa di positivo per chi ha bisogno. La storia si ripete e dobbiamo fare tesoro dell’esperienza passata: in associazione abbiamo voluto sentirci utili per aiutare le persone vulnerabili come lo eravamo noi vent’anni fa”.
Ora Soccorso Senza Frontiere sta lavorando per avviare alcuni importanti progetti. Tra le azioni messe in campo, la volontà di favorire l’incontro tra bambini-adolescenti e giovani volontari, attraverso attività socio-educative come l’aiuto compiti e laboratori ricreativi, facilitando la relazione della famiglia con l’istituzione scolastica ma anche quella tra vicine generazioni.
Altro progetto, non meno importante, la volontà di formare volontari che operino nell’ambito della salute mentale. Ecco perché si vuole organizzare un corso articolato in due moduli. Il primo prevede 7 lezioni teoriche e 2 incontri di supervisione psicologica, il secondo 5 giornate di tirocinio. Il percorso sarà indicativamente attivato fine marzo inizio aprile.
Per informazioni sull’associazione: soccorsosenzafrontiere@italiasoccorsosenzafrontiere.org