Onur Yildiz (nella foto) è un ragazzo in servizio civile che nel periodo del lockdown ha iniziato a collaborare con Volontarimini. Giovane e intraprendente la sua esperienza di cittadinanza attiva è stata un buon esempio per i ragazzi in attesa di partire con il progetto Next Stop Europe, promosso da Volontarimini all’interno del programma Erasmus Plus.
Si è infatti sperimentato come “docente” a distanza, insieme a Gianvito Padula (referente della progettazione europea di Volontarimini), coinvolto nella formazione rivolta a studenti tra i 17 e 18 anni e insegnanti degli istituti Marco Polo, Einaudi di Rimini e Savioli di Riccione, in attesa di partire per un’esperienza di mobilità europea. Così si racconta.
Cosa ti ha portato in Italia?
Vengo dalla Turchia, vivo in Italia da quasi 3 anni, dal settembre 2017. Sono arrivato qui per studiare all’Università Economia Risorse e Sviluppo Sostenibile, mi sono laureato a marzo. Da gennaio ho iniziato il servizio civile in Università nell’ufficio internazionale e sono tutore degli studenti stranieri, cercando di aiutarli a orientarsi qui, visto che conosco bene il tema avendolo vissuto in prima persona.
Come è nata la tua collaborazione con Volontarimini?
Durante il Covid, è stato sospeso per un mese il progetto di servizio civile. Quando è stato riattivato per coprire il mio monteore ho iniziato a collaborare con Volontarimini e ho chiesto di lavorare per i progetti europei, seguito da Gianvito. Per me è stato da subito molto interessante, considerato che dopo la laurea avrei voluto lavorare in ambito sociale. Ho visto un’opportunità, perché ho studiato economia ambientale e sostenibilità e c’è una relazione con il progetto Next Stop Europe, nato per facilitare la mobilità europea anche di persone con bisogni speciali.
Già in Turchia ho fatto volontariato per 10 anni, in un’associazione che promuoveva scambi tra studenti liceali. A 17 anni sono stato in Repubblica Ceca presso una famiglia locale e ho frequentato la scuola là. È nato così il mio interesse sui temi dell’intercultura e della multiculturalità che mi hanno portato fino a Volontarimini.
Raccontaci la tua esperienza presso il Centro di Servizio
Gianvito mi ha insegnato come funzionano i progetti europei e mi ha coinvolto nella ricerca di nuovi fondi e nella scrittura dei progetti. Ho partecipato anche nella formazione dei ragazzi con un focus sulla cittadinanza attiva. È un tema che conoscevo, avendo vissuto sulla mia pelle cosa significa andare all’estero per un’esperienza di studio e lavoro. Sono infatti diventato cittadino attivo quando ho fatto il primo scambio in Repubblica Ceca, è da lì che ho capito cosa significa impegnarsi socialmente e cosa vuol dire essere un cittadino europeo.
Di cosa ti sei occupato?
Ho iniziato le mie lezioni introducendo il Terzo settore. Ho fatto l’esempio della Siria soffermandomi sul tema dell’attivismo politico, inteso come l’interesse e il bisogno di capire cosa succede nel mondo, l’importanza dell’informarsi. Insieme abbiamo poi analizzato alcune associazioni e movimenti, come l’Ong Intercultura e il Fridays for future. Quest’ultimo un buon esempio perché nato dai giovani. Volevo mostrare loro che si può fare qualcosa perché esistono diverse opportunità e questo è un buon tempo per diventare cittadini attivi. Riconosco un fermento nei giovani che non era presente nella mia generazione.
Quale è stata la reazione degli studenti?
Alcuni inizialmente erano timidi. Per loro, quello del lockdown è stato un periodo difficile. Mi sono sembrati tristi di non poter partire. Poi però in diversi ci hanno chiesto di approfondire questi argomenti anche in inglese, facendo un focus sul tema ambientale. Qualcuno infatti aveva fatto volontariato per il Fridays for future.
Cosa ti hanno insegnato?
Non avevo mai lavorato con la disabilità, non sapevo cosa aspettarmi. Ho scoperto che sono ragazzi con diverse competenze, non mi aspettavo, per esempio, la loro padronanza dell’inglese. Ho imparato che ci sono tante tipologie di disabilità, e che questo non è un ostacolo per diventare un cittadino attivo. Ho visto in loro un forte interesse ad impegnarsi socialmente. Sono ragazzi che hanno bisogno solo di un’occasione. Se gli creiamo intorno un buon ambiente, gli diamo la possibilità di esprimere le loro capacità. Con me erano a loro agio, forse perché sono giovane, forse perché ho fatto questo scambio prima…