Volontariato a vele spiegate
Elisa, 28 anni, non nasconde una certa emozione nel raccontarsi. Lascia trapelare il suo entusiasmo come volontaria di Marinando. Le parole le scorrono come un fiume in piena, si sente che ha tanto da dire su quello che fa in associazione. Si è avvicinata al volontariato un po’ per caso. Da Trento la vita e la passione per il teatro, ambito in cui lavora, l’hanno portata a Rimini, poco prima del periodo di quarantena. Qui un amico, le ha fatto conoscere Marinando e, appena è stato possibile, si è voluta mettere in gioco.
La barca era per lei un mondo conosciuto nel periodo delle vacanze ma è stata una sorpresa scoprire il suo valore educativo e riabilitativo: basta salire a bordo, dice, e si instaurano dinamiche relazionali forti e positive tra i componenti dell’equipaggio che, insieme, sfidano e godono della natura circostante.
“Quello che ha catturato la mia attenzione è l’uso della vela nel volontariato. Qui ho imparato a condurre una barca (per le nostre imbarcazioni non è necessaria una patente nautica) facendo esperienza diretta, senza corsi, è stato emozionante e importante per me. Quando si sale a bordo capisci immediatamente le vere necessità.
Mi ha poi colpito il rapporto con le persone con disabilità. Noi non siamo educatori, non proponiamo percorsi riabilitativi, ma la barca insegna: si innescano meccanismi che implicano tanti fattori e la relazione si instaura naturalmente in maniera positiva. La barca a vela è un microcosmo in balia della natura e noi, che ci stiamo su, dobbiamo riuscire a cavarcela ascoltando il mare, il vento il sole… quello che la natura offre quel giorno. Non so spiegar perché, ma funziona e questo mi spinge ad andare avanti.
Una cosa, forse scontata, su cui non mi ero però mai soffermata a riflettere veramente, è come cambia la percezione del mondo circostante, me lo hanno fatto capire i ragazzi non vedenti. C’è chi perde la vista negli anni e chi è non vedente dalla nascita. Chi ha visto, ha un’idea del mondo come lo vediamo noi, ha i nostri stessi parametri. Per chi non ha mai visto il mondo finisce veramente con il suo braccio. Spiegargli il mare, l’orizzonte non è facile… ho dovuto cambiare totalmente i miei punti di riferimento che non sono scontati.
Scopri poi che un non vedente dalla nascita riesce a portare la barca a vela meglio di te, perché sente il vento e il calore sul volto. Una volta stavamo per partire e dovevo tirare su le vele contro vento, ho alzato gli occhi e guardato la freccetta per mettermi in asse, la persona non vedente a fianco a me, grazie alla percezione tattile non solo è stata più veloce, ma anche più precisa.
Con il timone a barra, chi non vede, sente il mare, segue poi il sole sapendo da che direzione arriva il caldo, ha un grande senso dell’orientamento”.
Marinando coinvolge ragazzi e persone con un trascorso di malattia, detenzione, dipendenza o semplicemente di disagio, in percorsi in barca a vela, a bordo, infatti, si esaltano sempre le qualità delle persone, non si pone mai l’accento o attenzione sui limiti fisici e mentali, o i trascorsi di vita.
Per entrare in contatto con l’associazione: segreteria@marinando.org – tel. 334 7805113.