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5 per mille? Risorsa eventuale…

4 Feb 2011

“Non dovete farci affidamento. Per il Terzo settore il 5 per mille deve essere considerato una risorsa eventuale…” sono queste le parole espresse dal ministro del Welfare Sacconi, intervenuto lo scorso 3 febbraio al congresso del Forum del Terzo Settore.
Alla replica dura del mondo del volontariato e del Terzo settore, si unisce il commento di Marco Granelli, presidente di CSVnet, il Coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato.
“Il volontariato da tempo fa affidamento al dono dei cittadini – afferma Granelli – anzi il vero patrimonio delle organizzazioni di volontariato è la fiducia che in esso ripongono: Ma anche le ore di volontariato e le competenze che ogni giorno le persone spendono gratuitamente e le risorse che i cittadini e le imprese donano al volontariato perché credono nelle cose che fa e nella sua mission. Per questo ci stupisce il richiamo di Sacconi che ammonisce il volontariato a non considerare il 5 per mille ‘un’entrata fissa’. Le associazioni non sarebbero mai nate se si fossero affidate solo ai contributi assicurati dallo Stato. Con l’art. 118 della Costituzione inoltre, le Istituzioni si impegnano a riconoscere e sostenere l’iniziativa dei cittadini, proprio perché è finalizzata all’interesse generale e quindi necessaria al bene comune e alla coesione sociale. Il problema è esattamente l’inverso di come l’ha posto Sacconi. È lo Stato che dovrebbe impegnarsi a sostenere l’azione dei cittadini perché crede sia importante e non il contrario. La richiesta di stabilizzare il 5 per mille non poggia sulla necessità di ‘stare tranquilli’, ma nella sua stessa natura. Il 5 per mille non è un fondo statale necessario per garantire un’attività particolare. Ma nasce dalla scelta dello Stato che decide di dare stabilmente la possibilità ai cittadini di devolvere una parte piccola delle loro tasse per azioni private ma di carattere pubblico, che lo Stato stesso ritiene importanti proprio perché attuano i principi di sussidiarietà e solidarietà. Quindi si decida presto quanto grande debba essere questa parte delle tasse (3, 5 o 6 per mille) e poi la si stabilizzi, per un corretto rapporto fra Stato e cittadini, per sostenere e promuovere quella cittadinanza attiva, che non solo rispetta le regole, ma partecipa concretamente a sostenere azioni di interesse generale, mettendo a disposizione il proprio tempo, competenze e denaro. Così si costruisce una società vera, perché partecipata e sentita propria, ed oggi c’è n’è molto bisogno”.
“Invece di fare la morale al volontariato – conclude Granelli – si approvi subito la legge sul 5 per mille, si reintegri a 400 milioni il tetto del 5 per mille 2011 con la conversione in legge del Mille proroghe, e si eroghino le risorse del 5 per mille 2009, ancora nelle casse dello Stato.”

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