Lia si racconta

7 Ago 2020

Lia (al centro nella foto), volontaria del Corpo europeo di solidarietà (ente di invio Volontarimini), racconta la sua quarantena a Karlsruhe.

Sette mesi fa ho cominciato la mia grande avventura, il mio anno di volontariato europeo all’interno dei Corpi europei di solidarietà. Mi sono trasferita da Rimini a Karlsruhe, città tedesca vicinissima al confine francese, per svolgere attività di aiuto in un asilo. I primi mesi sono stati frenetici, passati in fretta tra il lavoro e lo studio della lingua, ma ovviamente nell’ultimo periodo anche qui la vita è cambiata. Le scuole sono state chiuse, insieme alla maggior parte delle attività commerciali. Sono stati proibiti gli assembramenti di più di due persone, e la popolazione è stata invitata a uscire di casa esclusivamente per attività essenziali.

Questo ovviamente ha influito profondamente sulla mia vita a Karlsruhe, ma fin dall’inizio la scelta più naturale è stata quella di non tornare a Rimini. Il motivo più ovvio è stato quello di evitare di mettermi in situazioni di pericolo per poi rischiare di infettare anche la mia famiglia, ma c’è stata anche una motivazione più inaspettata, legata alle relazioni intessute qui.

Abito in una grande casa che condivido con altri sei volontari europei. Proveniamo tutti da paesi diversi, abbiamo esperienze molto differenti alle spalle, ma nonostante questo stiamo instaurando relazioni profonde. Abbiamo avuto bisogno di tempo per conoscerci, per capirci, e anche ora continuiamo a stupirci di quanto alcune nostre abitudini siano diverse. Ma fin dai primi mesi è stato facile e bello scoprire anche cosa ci accomuna, supportarci a vicenda nei momenti di sconforto, quando la lontananza da casa pesa di più.

Così ho deciso di rimanere qua durante il periodo di quarantena, e penso di aver preso la decisione migliore. Condividere l’esperienza di una situazione tanto difficile e incerta ci sta avvicinando ancora di più. Stiamo cercando di non sprecare il nostro tempo, di investirlo in attività che ci facciano crescere.

Spesso mangiamo insieme e a turno cuciniamo piatti dei nostri paesi di origine. È divertente ed entusiasmante scoprire che attraverso il cibo possiamo prenderci cura gli uni degli altri, tornare ai sapori di casa e condividerli. Abbiamo mangiato pietanze turche, russe, greche e ovviamente italiane… passiamo dal borsch alla moussaka, dal kebab fatto in casa alla pizza. Io ho anche portato un po’ di Romagna cucinando gli strozzapreti al ragù!

Inoltre, abbiamo la possibilità di renderci utili. Durante il weekend prestiamo aiuto presso un ambulatorio appartenente ad AWO, l’ente che gestisce parte dei nostri progetti. Tale servizio è rivolto alle persone tossicodipendenti che necessitano quotidianamente di ricevere metadone o morfina. La mattina, dal venerdì al lunedì, aiutiamo a mantenere l’ordine e la distanza di sicurezza quando gli utenti sono in attesa del loro turno. Il nostro lavoro è molto semplice, dato che gli utenti conoscono bene le regole del servizio e hanno compreso che è necessario evitare contatti ravvicinati. Abbiamo così l’occasione di allenarci con la lingua tedesca, in cui ancora fatichiamo, dato che a casa parliamo soprattutto inglese. Ma soprattutto, sentiamo che stiamo facendo la nostra parte in questa situazione di crisi.

Anche se spesso ci sentiamo preoccupati per le nostre famiglie e per gli amici lontani, ci rendiamo conto di essere fortunati. Abbiamo la possibilità di continuare a vivere qui finché gli asili saranno nuovamente aperti, e nel frattempo aiutiamo presso gli altri servizi che sono ancora in funzione. Ci stiamo conoscendo e unendo sempre di più, ci sosteniamo e cerchiamo di motivarci a vicenda nella vita di tutti i giorni.

Anche se spesso mi mancano le persone care che ho lasciato in Italia, qui sento di essere a casa.

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