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Combattere la povertà in Emilia Romagna

10 Dic 2010

Utilizza fondi pari a un milione e mezzo di euro ed è volto a combattere le forme di povertà meno visibili con un’azione coordinata incentrata sul lavoro, i beni alimentari e le relazioni personali e istituzionali. È il “Progetto regionale povertà” varato da quattrocento associazioni di volontariato (16 quelle riminesi) attive nel territorio emiliano-romagnolo con il finanziamento del Co.Ge. (il Comitato di gestione del fondo speciale per il volontariato dell’Emilia-Romagna).
Come spiega Giovanni Ceccarelli, presidente del Coordinamento regionale dei Centri di Servizio per il Volontariato, l’obiettivo è agire soprattutto sulle situazioni di povertà poco visibili che spesso non fruiscono delle iniziative promosse dagli enti pubblici: un’azione complementare e non in concorrenza con quella pubblica. Il progetto è attivo fino alla fine del 2011, concentrandosi su tre macro aree di intervento: sostegno al lavoro, beni alimentari di prima necessità e relazionali. In particolare, nel territorio riminese le associazioni si impegneranno nei primi due settori.
Uno degli elementi di criticità evidenziati nel territorio di riferimento è la crescita del fenomeno delle “povertà di ritorno”. Il termine identifica coloro che, dopo un periodo di cassa integrazione o un’attività lavorativa interrotta dalla crisi economica, si sono ritrovati nuovamente in uno stato di bisogno con una difficoltà oggettiva di reinserimento occupazionale. Le associazioni si pongono pertanto l’obiettivo di facilitare il contatto tra lavoratori e Centri per l’impiego, favorendo inoltre esperienze di microimprenditorialità di persone disoccupate. In particolare a Rimini l’intento è quello di attivare un servizio gratuito di kinderheim (custodia) per bambini dai 6 ai 13 anni e di potenziare il doposcuola già attivo presso la Caritas, entrambi rivolti a famiglie in difficoltà con genitori in situazioni di lavoro precario. L’intento è offrire all’adulto la possibilità di dedicarsi alla  ricerca di altre forme occupazionali o di formarsi per reintegrarsi nel mercato del lavoro.   
Altro tema rilevante è il recupero di prodotti donati dalla Fondazione Banco Alimentare o recuperati lungo la filiera dei cibi, utilizzati dalle associazioni che svolgono attività di assistenza domiciliare con consegna di pacchi o un servizio mensa. In questi ultimi mesi le organizzazioni si trovano a far fronte a una crescente richiesta di aiuto. Per tali motivi il progetto si prefigge di razionalizzare e potenziare il sistema di raccolta. Da un lato, rafforzando le competenze dei volontari nell’instaurare relazioni di aiuto domiciliare e, dall’altro, migliorando la capacità di assortimento, stoccaggio e distribuzione delle derrate. Inoltre, localmente le associazioni si propongono di sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e le imprese sul tema della povertà. Un percorso sviluppato attraverso incontri rivolti al pubblico, un itinerario per conoscere strutture e servizi per la lotta alle povertà, un’azione sperimentale con produttori e ristoratori per acquisti calmierati e pranzi convenzionati per famiglie a basso reddito.
Infine, il progetto prevede a livello regionale la valorizzazione dei “beni relazionali” ovvero delle reti affettive e istituzionali per evitare che chi è vittima di un processo di impoverimento venga ulteriormente emarginato.
Il filo rosso che percorre tutte le iniziative è l’idea di sostenibilità. Come ha concluso Ceccarelli, la maggior parte dei fondi sono stati utilizzati per formare i volontari allo scopo di dare continuità ai progetti anche nel caso in cui le risorse investite per il 2011 non siano disponibili in futuro. Mentre in regioni come Veneto e Toscana si è scelto di privilegiare nei finanziamenti poche grandi associazioni, in Emilia-Romagna si è fatta una scelta diversa: finanziare progetti su tutto il territorio in maniera capillare per non far rimanere ai margini le realtà di volontariato che, anche se di piccole dimensioni, costituiscono una grande ricchezza in termini di capitale sociale.

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