“Liberi di volare” sono i ragazzi di “Up and Go!”. Sì perché nonostante le difficoltà di ognuno, sono tutti partiti in volo per un’esperienza di studio e tirocinio di due settimane all’estero, in uno dei paesi dell’Unione europea. Sono 105 i giovani, in situazione di criticità cognitiva, disagio mentale o in una condizione di marginalità, che hanno usufruito di questa opportunità, grazie alla prima edizione del progetto finanziato dalla Commissione europea e promosso dalla rete dei Centri di Servizio per il Volontariato di Rimini, Forlì-Cesena, Modena, Reggio-Emilia e Parma, in collaborazione con le associazioni che si occupano di assistenza alla persona. A questi primi “pionieri” si aggiungono poi i 140 giovani della seconda edizione dell’iniziativa e altri ancora potranno partire grazie alla recente approvazione di “Up and Go!3”. Tante quindi le storie che si intrecciano con questo progetto Leonardo sui generis, raccontate dagli stessi protagonisti in occasione della conferenza “Liberi di volare”, di apertura dell’Anno Europeo del Volontariato in Emilia-Romagna, tenutasi lo scorso 2 aprile nel teatro Novelli di Rimini. Tra questi c’era anche Riccardo, che spiega cosa ha significato per lui questa esperienza e come è cambiato.
Come è trascorso il tuo soggiorno in Spagna?
La giornata era piena di impegni – dice – si faceva lezione di spagnolo e poi c’erano le visite guidate, la parte più bella delle attività perché andavamo alla scoperta della città. Siamo stati anche a Malaga e Siviglia con il pulmino dell’associazione. È stata per me la prima esperienza di studio all’estero e mi ha subito colpito perché ho avuto l’opportunità di ricostruire un sogno che altrimenti non so se si sarebbe realizzato, le possibilità economiche sono sempre limitate. Ho imparato lo spagnolo e in maniera semplice mi sono avvicinato a una nuova cultura. Mi ha colpito un po’ tutto perché tutto così differente dalla nostra vita qui. Si mangiava molto bene, un aspetto importante.
Insomma, non hai avuto modo di annoiarti…
Ci siamo anche presi le nostre libertà. Una volta siamo andati a vedere uno spettacolo di flamenco, mentre un’altra sera abbiamo frequentato un locale da ballo sperimentando le differenze tra la vita notturna di Granada e quella italiana, in particolare di Rimini. Granada è una città che merita. Penso che non abbia nulla da invidiare ad altre più conosciute. Ricordo in particolare la Alhambra, sono dei giardini con fontane e giochi d’acqua eccezionali che segnano il passaggio del mondo arabo in Spagna. Ma anche del mercatino nel quartiere Albaicin, dove molti di noi hanno perso gli occhi per le cose esposte, anche a prezzi bassi rispetto all’Italia.
Tutto quindi è andato per il meglio…
All’inizio avevo dei dubbi, soffro un po’ d’ansia e non sapevo come avrei potuto affrontare il viaggio. Invece, fin dal primo momento è stata un’esperienza bellissima, anche lo spostamento con l’aereo si è svolto al meglio. Mi sono ritrovato protagonista di una splendida avventura. La sistemazione è stata ottima, l’appartamento molto comodo, l’organizzazione e gli accompagnatori esemplari.
E con gli altri ragazzi come ti sei trovato?
Con il gruppo siamo rimasti in contatto, abbiamo fatto un paio di uscite per misurarci e sapere come stanno andando le cose per ognuno di noi in questo momento. Ci sono state anche delle novità, come per me, che ho trovato un’occupazione. Adesso partecipo al laboratorio di restauro dell’associazione Sergio Zavatta dove il tutor di riferimento è uno dei nostri accompagnatori.
E per gli altri?
L’esperienza che abbiamo avuto, anche rispetto allo studio della lingua, ci ha dato a tutti una bella potenzialità da poter sfruttare in ambito lavorativo, certo due settimane non sono moltissime, ma abbiamo il materiale e le dispense per poter rinfrescare quello che abbiamo imparato e scambiare qualche parola in spagnolo.
Ripartiresti?
Fosse per me anche subito. Ritornerei sempre in Spagna, magari a Madrid, non Barcellona forse perché è una meta scontata.