Torna la Tbc, complici, la crisi economica che colpisce le fasce più deboli e povere della popolazione e i tagli alla sanità che ostacolano il lavoro di prevenzione. Riflettori puntati quindi su un contagio che può colpire chiunque in maniera silente e insidiosa. Nella storia italiana la Tubercolosi si accompagna alla miseria e al ricordo del Sanatorio: un centro ospedaliero situato in zone favorevoli sia dal punto di vista climatico sia geografico e attrezzato per la cura di malattie croniche a lunga degenza, come la Tbc. Oltre a favorevoli condizioni climatiche, erano in uso terapie blande come quelle del consumo di acque minerali, ginnastica, clisteri, bagni di sole. In Italia, a parte poche eccezioni, i sanatori erano luoghi che riprendevano l’idea del più antico lazzaretto, nei quali le cure offerte ai malati non consentivano il loro recupero. Furono soppressi verso la fine degli anni settanta, con la creazione dei reparti infettivi negli ospedali. Fino al 2008 il sistema sanitario controllava l’andamento della malattia ma oggi mancano dati ufficiali completi. E così, dopo il clamoroso caso del Policlinico Gemelli a Roma, con un’infermiera che ha contagiato centinaia di neonati, arriva il nuovo allarme. Con l’aumento delle povertà nel Paese tornano con maggior intensità le malattie del disagio sociale. Gli “invisibili”, sempre più abbandonati da un welfare subito messo in ginocchio dalle restrizioni della manovra economica, incominciano a diventare visibili nelle corsie degli ospedali. Il contagio infatti parte dall’impossibilità del sistema di fare prevenzione tra i più deboli. Sono i medici che operano tra chi sopravvive in strada a segnalare la gravità del fenomeno. Un male, però, che non sembra scuotere né la tv, né la sanità italiana. L’allarme dei medici di strada riguarda oltre alla rilevazione delle patologie anche il rischio contagio. Unica vera condizione capace di trasformarsi in un deterrente in grado di scuotere l’opinione pubblica…