Tutto è cominciato nel 1991, in un modo abbastanza usuale per tanti. Gino Gregori, dopo anni di lavoro, va in pensione e si interroga su come poter impiegare al meglio il tempo libero a disposizione.
L’amicizia con Luciano Bagli, presidente del Coordinamento volontari protezione civile a Rimini, gli offre una prima opportunità. Comincia a dare una mano alla Cooperativa Solidarietà, sistemando un’officina. E, nel 1994, il primo ingresso ufficiale nella protezione civile.
Cosa ricorda delle sue prime esperienze come volontario nella protezione civile?
Oltre vent’anni sono difficili da raccontare e riassumere, ma al tempo stesso è emozionante guardarsi indietro. La mia prima esperienza forte in protezione civile risale al 1999, quando sono partito per la Macedonia con il gruppo “Operazione Arcobaleno”, costituito da diversi volontari provenienti da tutta l’Emilia-Romagna. Lì abbiamo incontrato oltre 45.000 persone sfollate: donne, bambini, anziani…Il nostro compito è stato quello di allestire un campo con 6 tendoni e una cucina. È stata un’esperienza incredibile poter aiutare quella popolazione che stava cercando di rialzarsi dopo un pesante conflitto. Ma tra le prime esperienze non posso dimenticare, nel 2002, l’intervento in Molise dopo il terremoto che si ricorda soprattutto per il crollo della scuola a San Giuliano di Puglia. Ci siamo recati in quelle terre con oltre 52 mezzi provenienti da tutta la Regione. La nostra vita era ogni giorno lavoro e tende, nel tentativo di offrire sicurezza e sostegno ai terremotati.
Insieme ad altri volontari si è recato diverse volte anche in Tanzania. Che realtà ha incontrato?
Mi sono recato in Africa numerose volte e abbiamo aiutato a dar vita negli anni alla missione di Guandummehhy gestita dalle suore riminesi di S. Onofrio. Abbiamo costruito due pozzi per l’acqua e allestito pompe e contenitori per fare in modo che la popolazione potesse avere acqua potabile. Abbiamo trasportato un generatore di corrente da 20 kilowatt per portare la luce in un villaggio che non l’aveva. Abbiamo costruito la “Casa dei volontari”, che tuttora viene utilizzata per tante attività. Proprio mentre ero in Tanzania è nata, grazie a un’intuizione di Francesco Massimi di Explora Campus, l’idea di realizzare a Rimini un incontro tra cattolici e musulmani. Per realizzarlo abbiamo avuto un grande supporto da Volontarimini ed è stata un’esperienza di dialogo interreligioso davvero significativa con vescovi e imam provenienti dall’Italia e dall’Africa.
Nel 2000 ha fondato l’associazione Bancaiuti. Di cosa si occupa?
Bancaiuti si occupa sempre di protezione civile e solidarietà internazionale ed è nata quando, insieme ad altre famiglie, abbiamo iniziato ad occuparci anche di adozioni a distanza, in particolare di bambini bosniaci. Io stesso ho adottato una bimba di Tuzla, che oggi ha 25 anni. Mi sono recato tante volte in Bosnia per farle visita, ed è stata una delle esperienze più forti che ho vissuto. Vedere i luoghi del massacro di Srebrenica, dove migliaia di persone furono uccise, è per me stato sconvolgente. Non dimenticherò mai la povertà incontrata in quei luoghi: ricordo una famiglia poverissima a cui abbiamo regalato una capretta, un’altra a cui abbiamo comprato una lavatrice… Purtroppo ancora la popolazione non si è risollevata e sperimenta le conseguenze della guerra.
Quali le esperienze di protezione civile più significative che ha svolto in Italia?
Oltre all’esperienza in Molise che ho già citato, non posso dimenticare l’intervento a L’Aquila, in particolare a Sant’Angelo. Siamo arrivati in Abruzzo alle due di notte, gli alpini avevano già iniziato i primi interventi. Abbiamo montato una tenda e la cucina da campo e il giorno dopo eravamo già in grado di dare da mangiare a 1.200 persone! Poi ci siamo recati a Termoli nel 2003 per mettere in funzione i generatori dopo l’alluvione che aveva coinvolto anche l’officina Fiat. Sono stato responsabile del nucleo riminese di protezione civile anche nel 2012, in occasione del terremoto in Emilia.
Cosa consiglierebbe a un giovane che desidera avvicinarsi al mondo della protezione civile?
Sicuramente gli direi che è l’esperienza più bella che possa fare nella sua vita. I volontari di protezione civile hanno un compito di straordinaria importanza, che è quello di intervenire all’istante, quando si verificano situazioni di emergenza. Devi essere sempre pronto a partire, non c’è tempo da perdere, e spesso il nostro ruolo è di vitale importanza per le popolazioni colpite. In questi vent’anni ho assistito a tante situazioni di dolore, ma anche a grandi manifestazioni di solidarietà. Credo che i più giovani non debbano perdere occasioni di questo tipo perché sono incredibilmente formative. Permettono di viaggiare, conoscere il mondo, formarsi attraverso corsi ed esercitazioni di vario tipo. Anche in questo momento come Bancaiuti cerchiamo nuovi volontari per l’associazione…quindi, ragazzi, fatevi avanti! Io ancora oggi che per motivi di salute non posso fare più certe cose, mi reco quasi tutte le mattine presso la sede di Bancaiuti e della protezione civile per dare una mano. È il miglior modo che conosca per impiegare il mio tempo e offrire il mio aiuto.