La seconda vita delle cose

27 Mag 2024

Laura Ciccioni, tirocinante di VolontaRomagna, ha incontrato il presidente dell’associazione Campo Lavoro Missionario, per un colloquio sull’importanza del volontariato in paesi lontani.

Il Campo Lavoro Missionario è un’associazione che da diversi anni si propone di portare aiuto in zone bisognose attraverso numerose iniziative che mi hanno subito incuriosita. Ho quindi contattato il presidente, Gabriele Valentini, con cui ho avuto un dialogo molto interessante e ricco di spunti di riflessione, dal quale ho imparato che molti aspetti e abitudini della nostra vita che diamo per scontati sono per tante popolazioni una preziosa conquista.

Com’è nato il Campo Lavoro Missionario? Può raccontarci la sua storia?

Tutto cominciò nel 1980 a Riccione, nella parrocchia San Martino. Il cappellano, don Marzio Carlini, si preparava a partire per lo Zambia. Una volta laggiù aveva necessità di un trattore, quindi chiese ai giovani della comunità di poter raccogliere dei soldi per comprarlo. Attraverso una raccolta di carta, cartone e vestiario furono raggiunti i fondi necessari per l’acquisto del mezzo. L’iniziativa gratificò a tal punto i partecipanti da essere riproposta anche negli anni successivi. Nel 1985, un gruppo di ragazzi di Rimini che ne aveva sentito parlare partecipò alla manifestazione annuale, rimanendone molto colpito e decidendo di riproporla anche nella propria città, che divenne così il secondo punto di riferimento per il Campo Lavoro. Il progetto s’ingrandì quindi mano a mano portando all’acquisto sempre di nuovi materiali da destinare alle zone che ne erano carenti. Nel tempo abbiamo aperto diversi punti di raccolta: da quello di Rimini si è passati a Villa Verucchio, per poi averne uno a Bellaria ed infine aprirlo a Santarcangelo. Nel 2014 siamo diventati ufficialmente associazione, sempre attiva nei vari progetti che si sviluppano nella provincia di Rimini.

Cosa spinge i volontari a offrire aiuto in zone così lontane?

Sono i momenti di gioia e condivisione che vengono a crearsi durante le missioni. I ragazzi della parrocchia che quarant’anni fa facevano quest’attività partecipavano per fare qualcosa che non li impegnasse molto durante la giornata e fosse allo stesso tempo un momento d’aggregazione. Era una bella idea che costava poco sacrificio: qualcuno ne coglieva maggiormente l’aspetto solidale, altri invece apprezzavano di più i momenti di condivisione.

Quali sono i punti di forza e le difficoltà che s’incontrano nelle missioni?

Una delle nostre maggiori risorse sono le case madri, che si occupano di aiutare finanziariamente le suore che si trovano nel Terzo mondo, che sostengono a loro volta progetti sociali in situazioni difficili. A volte i missionari ci chiedono un contributo economico, visto che i loro interventi si svolgono spesso in realtà dittatoriali che non hanno a cuore lo sviluppo del loro paese.

Una volta terminata la missione, quali sono gli insegnamenti che traete da quest’esperienza?

La consapevolezza che siamo nati nella parte più fortunata del mondo e si può tranquillamente fare a meno del superfluo. Non è necessario avere l’ultimo modello di smartphone o quell’abito all’ultima moda che ci attira tanto: nel momento in cui, per esempio, spendiamo soldi in più o buttiamo via del cibo, la missione ci insegna che dovremmo adottare comportamenti più consapevoli, perché le ricchezze non sono infinite. Noi del Campo Lavoro diciamo sempre che cerchiamo di restituire agli altri quello che abbiamo ricevuto in abbondanza.

Quali sono gli aiuti che inviate più spesso e qual’è l’impatto che hanno sulla qualità della vita degli abitanti di quelle terre?

Sono di vario genere: possiamo intervenire nella sistemazione del tetto di una scuola, oppure aiutare nell’arredarla e fare arrivare materiale educativo. Recapitiamo divise scolastiche e anche uniformi che possono servire in competizioni sportive. Per quanto riguarda l’ambito sanitario, invece, inviamo ad esempio attrezzatura medica (come un ecografo) o avviamo la costruzione di una sala operatoria. L’ultimo progetto che abbiamo finanziato è stato un allevamento di conigli perché lì era molto richiesto dalla popolazione locale.

Può raccontarci un aneddoto significativo in tanti anni di attività?

Ci sono momenti che a distanza di tempo ricordiamo con ironia, qualche anno fa è stata prelevata un’auto che sembrava abbandonata ma in realtà non lo era; quando è stata portata al Campo per essere distrutta fortunatamente il proprietario se n’è accorto e gliel’abbiamo riportata. Due anni fa, poi, sono state ritrovate addirittura delle monete antiche, alcune anche di valore, che poi sono state messe in vendita in modo che il ricavato andasse al Campo Lavoro per nuovi progetti. Questi ricordi ci fanno riflettere che spesso non si fa attenzione a quello che buttiamo, anche le cose possono avere una seconda possibilità e una nuova vita. Ogni oggetto nasconde una storia che vale la pena scoprire.

Come cercate di sensibilizzare i giovani e le scuole sugli aiuti ai più poveri?

Quest’anno al Campo Lavoro abbiamo avuto la partecipazione di moltissimi giovani. I ragazzi, soprattutto quelli delle superiori, li abbiamo avvicinati perché in vari momenti sono stati organizzati degli spettacoli musicali proprio destinati a loro, sia a Riccione che a Rimini. L’intento è stato motivarli grazie alla musica quale collante tra il mondo ecclesiastico e quello laico. Questi incontri hanno fatto capire ai giovani la nostra filosofia attraverso il racconto di tante esperienze e il loro successo li ha spinti a ritornare da noi per aiutare, mettendosi in gioco. La nostra comunicazione con loro è stata sempre costante: quelli che sono arrivati al Campo Lavoro 20- 25 anni fa oggi sono gli adulti che lo organizzano. Abbiamo anche progetti rivolti alla scuola dell’ infanzia e alla primaria: in collaborazione con insegnanti di religione e docenti sensibili alle tematiche del riuso, della salvaguardia dell’ambiente e del consumo equo si crea un progetto adatto ai bambini, viene quindi mostrato un video sul quale gli alunni possano fare dei disegni o svolgere dei piccoli laboratori.  L’obiettivo è educare fin da subito i più piccoli alle tematiche a noi care. Queste iniziative ci permettono di avvicinare alle finalità del Campo Lavoro circa 6-7000 allievi. Riteniamo importantissimo creare una cultura alternativa al consumo sfrenato che, ribadisco, è spesso superfluo.

Quali sono i vostri progetti futuri?

Noi attendiamo sempre che ci arrivino nuovi progetti da parte dei missionari, però non aiutiamo solo zone lontane: ad esempio abbiamo prestato assistenza alle popolazioni alluvionate ed anche in occasione dei terremoti in Umbria o all’Aquila. Gli obiettivi sono molteplici, ma il pensiero primario è per i sacerdoti della nostra diocesi che devono garantire una migliore qualità di vita ad ogni popolazione.

 

Per conoscere meglio il Campo Lavoro Missionario scrivere a: segreteria@campolavoro.it

 

 

 

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